mercoledì 22 dicembre 2010

SOLIDARIETA' AI MAGISTRATI

Con la solita solerzia che guida il ministro della giustizia Alfano nello sguinzagliare gli ispettori ad indagare sulle Procure che indagano su materie scottanti per gli interessi di qualcuno, questa volta è toccato alla nostra Provincia. Il guardasigilli ha infatto inviato gli ispettori del ministero ad indagare sull’operato dei magistrati del tribunale di Rovigo Fasolato e Curtarello che si sono occupati in questi ultimi anni delle procedure relative all’approvazione della riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle. In base a quanto emerso la loro colpa risiederebbe nella troppa attenzione rivolta all’iter di approvazione della riconversione di una centrale che produrrà secondo i progetti ben 1980 megawatt e funzionerà a “carbone pulito”, strano accostamento di termini che costituisce quantomeno un ossimoro. Probabilmente questo carbone tanto pulito non è in quanto in base l’articolo 30 della legge istitutiva del Parco è possibile la costruzione di centrali con emissioni pari o minori a quelle derivanti da una centrale che brucia metano. E allora per quale motivo si è cercato in tutti i modi di bypassare la legge e si è giunti ad inserire il provvedimento di riconversione in un decreto sugli incentivi anti-crisi.

C’è da domandarsi legittimamente il reale motivo di cotanta celerità da parte del ministero. Se andiamo a scavare nel passato recente ci imbattiamo in alcune dichiarazioni di Luciano Violante, ex ministro e parlamentare del Partito Democratico, che non possono non suonare quantomeno curiose se non addirittura inquietanti. E’ stato lui per primo infatti a chiedere a gran voce l’intervento degli ispettori sull’operato dei magistrati di Rovigo. Ci si può domandare allora che cosa centri Violante in questa faccenda: vive in Polesine? E’ a conoscenza di fatti oscuri all’opinione pubblica? Oppure ha qualche interesse nella faccenda? Non voglio lanciare facili accuse, ma mi limito ad osservare come l’Enel sia un importante finanziatore della fondazione “Italia Decide” di cui Violante è Presidente e di cui fanno parte altri noti politici (Tremonti, Calderoli, ecc.) oltre che banchieri, economisti e giuristi.

Per quanto riguarda poi i lavoratori che protestano e premono da 5 anni per la riconversione vorrei dire che li capisco perché posso immaginare quanto sia dura ritrovarsi senza lavoro nel corso di una delle più vaste crisi economiche che ci siano mai state. Ma c’è da domandarsi se è giusto che il prezzo da pagare per poter lavorare sia la nostra salute. Questo non è accettabile. La Costituzione tutela il diritto di vivere in un ambiente sano e di poter lavorare in un ambiente salubre, non possiamo piegarci a questi ricatti che ci spogliano di ogni diritto. Dobbiamo poter gridare uniti che vogliamo un lavoro dignitoso che non pregiudichi il nostro ecosistema.

Inoltre è grottesco pensare a come l’Italia faccia di tutto per non onorare gli impegni internazionali. In base al Protocollo di kyoto in vigore fino al 2012 ogni Stato che l’ha sottoscritto ha il dovere di ridurre la propria di emissione di anidride carbonica dell’8% in media sulla base dei livelli del 1990, per il nostro Paese grazie a particolari meccanismi di poco più del 6%, ma siamo ancora lontani da quell’obiettivo e voler costruire centrali a carbone va nel senso contrario dato che sprigionano un’elevatissima quantità di anidride carbonica.

Questa ispezione da parte del ministero è inaccettabile perché ha come obiettivo non tutelare il bene comune ma l’interesse particolare di potenti multinazionali e loschi figuri. Per questo non possiamo che esprimere la nostra massima solidarietà ai magistrati di Rovigo, e sostenerli nella loro azione di ricerca della verità.

sabato 18 dicembre 2010

Carolina Kostner ci fai un baffo...!

Ringrazio l’amministrazione comunale di Porto Tolle per averci permesso gratuitamente di pattinare sul ghiaccio sull’intero territorio comunale…Ormai la campionessa olimpionica Carolina Kostner ci fa un baffo…
Ebbene si, nonostante da oltre una settimana si attendesse la nevicata di ieri sera, il comune di porto tolle è riuscito a farsi trovare impreparato. Stamattina qualunque strada è ridotta ad una spessa lastra di ghiaccio. Questo nonostante la neve caduta non sia stata poi una quantità così eccezionale, si parla di 4-5 centimetri al massimo; un mix di spazzaneve e spargisale avrebbe portato la situazione alla quasi normalità.
Ebbene quando si finisce, come è accaduto a porto tolle, a dare deleghe di giunta per ottenere la stabilità politica dell’amministrazione comunale, si creano grossi problemi alla vita del cittadino.
Il fatto che l’imperatore Gibin si sia spogliato della delega alla viabilità per darla alla sua compagna di partito Paola Sacchetto, un po’ come Adamo si tolse la costola per far nascere Eva, non ha portato a nulla di buono per il nostro comune.
Anzi ha messo una delega impegnativa ed importante dalla quale dipende anche la vita di molti automobilisti nelle mani di una persona incompetente che non è riuscita a contenere una situazione da tempo preannunciata e senza caratteri di eccezionalità. Perché infondo penso che ogni cittadino di Porto Tolle, vedendo lo spargisale in funzione alle 10.57 del mattino, si sia sentito profondamente preso in giro e amministrato da incompetenti.

venerdì 19 novembre 2010

ENTE PARCO: la regione cala la maschera...


Alla fine è successo, il presidente Zaia ha commissariato l’Ente Parco Regionale Veneto del Delta del Po. Il nuovo commissario è il dottor Viti, un dirigente di Belluno che ovviamente poco conosce del territorio deltizio ed al quale bisognerà corrispondere anche l'indennità di trasferta...
Viene quindi da chiedersi quali siano le ragioni che han portato a questo commissariamento, e qui viene il bello: l’ente è stato commissariato perché il consiglio che ogni anno scade, non si è rinnovato completamente, mancava la nomina di ben 4 consiglieri. Quello che ha dell’incredibile è che i consiglieri mancanti erano proprio quelli che la Regione doveva nominare entro il 4 ottobre (termine prorogato poi fino al 18 novembre) ma che non ha provveduto ad indicare.
Insomma Zaia ha commissariato il Parco per inadempienza della Regione stessa!
Questo la dice lunga su quale sia la vera volontà di Regione Veneto e soprattutto della Lega Nord; Zaia ha finalmente gettato la maschera ed è emersa la verità: tutelare e far finalmente decollare il Delta da fastidio a questa regione e da fastidio soprattutto alla Lega che tanto si è battuta affinchè il consiglio non approvasse il piano del Parco che manca da 13 anni ed era finalmente sul punto d’arrivo.
Tutto ciò era lampante da molto tempo, se la regione avesse avuto interesse affinchè il parco decollasse, poteva fare da input, d'altronde dispone in consiglio di ben 4 consiglieri, il doppio di tutte le altre amministrazioni, ed invece è sempre rimasta latente.
Si butta via in questo modo quel poco di credibilità che era rimasta all’ente, si buttano via anni di attività e soprattutto milioni e milioni di euro andati in fumo; basta guardare la differenza con la parte romagnola del Parco, che è avanti anni luce rispetto a noi, ma loro si sa, hanno un’amministrazione regionale che crede ed investe nel territorio deltizio.
La realtà è che pensare di dare uno sviluppo sostenibile al Delta quindi da fastidio agli interessi di troppe persone…

mercoledì 10 novembre 2010

LA REGIONE TAGLIA PER LA DIFESA DI PORTO TOLLE (e Rosolina)

Si continua a tagliare nella lotta alla prevenzione dei disastri ambientali.
L’ultima delibera di giunta regionale ha ridotto lo stanziamento per la salvaguardia degli scanni di porto tolle. Dei 550mila dichiarati ne arriveranno solo 150.
E’ il caso di ricordare che fanno parte della giunta regionale anche la Polesana Isi Coppola che tanto si spende in chiacchiere per affermare il suo impegnoper il delta, e molti leghisti che definiscono il proprio partito radicato nel territorio. Facile annunciare come al solito al ridosso delle elzioni l’arrivo dei fondi per poi tagliarli successivamente sperando di passare inosservati.
Gli scanni, oltre ad avere valore turistico e naturalistico per la salvaguardia di fauna e flora selvatiche, fungono da importante difesa delle nostre terre dalle invasioni del mare.
E’ pertanto assai grave che un taglio così imponente arrivi solamente pochi giorni dopo l’alluvione che ha messo in ginocchio molte province venete. E’ proprio questa la denuncia da fare, PdL e lega che amministrano il veneto da decenni, continuano a tagliare risorse alla sicurezza del territorio e poi gridano alla calamità in caso di disastri naturali.
Devono vergognarsi quei politici, anche polesani, che chiedono il voto facendo campagne spiegando il radicamento del territorio e portando lotte nei confronti di Roma ladrona salvo poi andare a Venezia e rendersi complici di tagli alla tutela e salvaguardia del territorio polesano. Diciamo a questi signori che si stanno assumendo una grossa responsabilità, quella di aver sottratto fondi per le acquatiche in un comune che si estende sotto il livello del mare.

mercoledì 3 novembre 2010

ALITALIA: cornuti e mazziati...

E’ fresca fresca la notizia secondo cui l’amministratore delegato di Alitalia Rocco Sabelli, ha intenzione di raccomandare agli azionisti di costruire una fusione della compagnia di bandiera con Air France-Klm. Beh che c’è di strano direte voi… ma andiamo a ritroso nel tempo di qualche anno, facciamo tipo il…2006:
Al governo c’è Romano Prodi ed il 10 ottobre il premier denuncia il pessimo stato dei conti della compagnia e decide di prendere in mano la questione per evitarne il fallimento contattando i partner stranieri interessati al salvataggio della flotta.
Il primo dicembre poi il CdM (consiglio dei ministri) delibera la cessione della propria quota di controllo di Alitalia, mentre pochi giorni dopo il Tesoro pubblica l’invito a presentare manifestazioni d’interesse.
A febbraio 2007arrivano le prime manifestazioni d’interesse, ma successivamente Airone e Airflot si ritirano, finchè a luglio il ministro dell’economia annuncia che la gara è fallita. Nello stesso periodo il presidente di Alitalia Libonati si dimette incassando 6milioni e 600mila euro di liquidazione; al suo posto arriva Maurizio Prato.
Tra agosto e settembre si vara un piano “per la sopravvivenza” ed il presidente da il via alla ricerca a tutto campo di qualche acquirente; nel frattempo le voci dei leghisti e di Berlusconi si fan sempre più potenti tuonando contro una svendita all’estero della nostra compagnia e contro la chiusura dello scalo di Malpensa.
Si fanno sotto intanto Airflot, Airfrance ed Airone; mentre dall’opposizione continuano al gridare allo scandalo per l’avvicinarsi di partners stranieri.
Il 30 novembre il quadro finanziario peggiora, la compagnia comunica un indebitamento che è salito a 1,18 miliardi.
A dicembre Airfrance fa una proposta di interessamento non vincolante ed il CdM comunica la scelta di quest’ultimo partners per le trattativa per la cessione della propria quota di proprietà (49,9%). Il 28 dicembre il ministro Padoa Schioppa da il via libera definitivo alla trattativa. Berlusconi e Bossi insorgono. Un putiferio di ricusazioni…
A Gennaio 2008 l’amministratore delegato di Air France (ex AD di Alitalia) incontra Prodi, Padoa Schioppa ed i sindacati, intanto Airone ricorre al Tar contro la trattativa riservata con la compagnia francese. Nello stesso mese il governo Prodi cade per colpa dei centristi di Mastella che gli negano la fiducia.
A febbraio Airfrance fa sapere che proseguirà la trattativa solo se il futuro premier appoggerà l’operazione. Berlusconi fa sapere che è contrario alla vendita della compagnia agli stranieri e sostiene che una cordata di imprenditori italiani sia pronta all‘acquisto. Intanto la liquidità di Alitalia continua a scendere mettendo a rischio persino i rifornimenti di carburante.
Lo stato Italiano continua sulla via dei prestiti ponte concedendo milioni su milioni di euro….
Ad Aprile Berlusconi e la Lega vincono le elezioni ed Airfrance si ritira dalla gara e l’amministratore delegato di Alitalia si dimette portandosi a casa una liquidazione di 6milioni e 700mila euro.
Alla fine la CAI (compagnia area italiana) comprerà Alitalia con il plauso di Berlusconi e dei leghisti….nel frattempo qualche migliaio di lavoratori ci lascerà la pelle….
Veniamo al dunque: l’amministratore delegato oggi annuncia l’intenzione di procedere alla costruzione della fusione con Airfrance nel 2013.……
Ma quindi…invece di gridare allo scandalo perché Prodi vedeva di buon occhio l’acquisto di Alitalia da parte dei francesi per evitare licenziamenti e perdite economiche…non si poteva, col senno di poi, procedere su quella via? Non si sarebbe evitato un ulteriore prestito ponte? Non si sarebbe evitata una liquidazione milionaria per l’amministratore delegato? Non era meglio trasferire le passività ad Airfrance?
Alla fine noi tutti abbiam pagato per risanare i debiti di Alitalia, i lavoratori han finito per il pagare lo stesso con la loro pelle….ed a distanza di due anni Sabelli tira fuori dal cilindro nuovamente Airfrance…
Complimenti: cornuti e mazziati!

sabato 23 ottobre 2010

TUTTA LA VERITA' SULL' ENTE PARCO DEL DELTA DEL PO

La polemica con cui la Lega Nord si è schierata contro l’approvazione del piano del Parco sta dimostrando quanta incapacità politica ci sia in quel partito.
Fa ridere sentire i leghisti inveire contro un piano che esclude il 55% del territorio del parco senza la giusta concertazione del comune di Porto Tolle; quando invece tutti sanno che proprio questo comune è da molti anni che blocca il piano del Parco.
Quanto ai numeri, è facile appellarsi alla vastità di Porto Tolle per lamentarne l’esclusione dalle trattative, salvo poi togliere 1400 ettari dai confini del parco come ha fatto il comune di Porto tolle….quindi è stupido pretendere diritti in quanto comune più grande salvo poi continuare a diminuire il perimetro del parco.
La scelta di togliere scanni e spiagge dal piano del parco è scellerata, e le motivazioni portate da Gibin sono irrisorie.
Si dice che questi sono già tutelati dalle zone sic e Zps, ma gli scagnozzi di Bossi dovrebbero spiegare
quali sarebbero i vincoli del Parco che bloccherebbero scanni e spiagge. Son 13 anni che i portotollesi vanno in spiaggia e cacciano senza ostacoli, ed è il caso di ricordare che in emilia romagna spiagge e scanni fan parte del Parco senza problemi per la popolazione, anzi sono riusciti ad ottenere un turismo di gran lunga superiore al nostro.
Ma soffermiamoci anche sul futuro turismo con la T masiuscola immaginato da Gibin per Boccasette, il leghista che guarda caso è anche assessore ai lavori pubblici, ha tolto dal piano una zona che diventerebbe un villaggio turistico su palafitte con duemila posti letto.
Ci spiegherà secondo lui in che modo l’Ente Parco possa contrastare il turismo quando questa è una delle sue missioni principali. Ma evidentemente il turismo progettato da Gibin e soci è uno di quei turismi a cui non piace sottostare alle regole alle quali tutti noi ci adeguiamo ma punta casomai a fare di boccasette una sorta di isola come quella di Berlusconi ad Antigua nsu cui ci sono più ombre che luci.
E’ sempre bene ricordare poi che l’assessore Gibin che
tanto osteggia il piano del parco, è dipendente dell’Enel, la quale si è recentemente schierata contro la legge istitutiva del Parco che vieta il carbone come combustibile per l’impianto di porto tolle. Strana la tutela del territorio pensata da Gibin: vede il parco come mostro che impedisce lo sviluppo del turismo a boccasette, salvo poi vedere la centrale a carbone perfettamente compatibile col turismo e con pesca e agricoltura.
Insomma Carbone si, Parco no.
Inutile poi soffermarsi sul Contiero-piglia-tutto che attende le nomine regionali (che ricordiamolo ha ben 4 consiglieri, il doppio di comuni e provincia) per avere il maggior numero possibile di uomini nelle istituzioni, e magari una nuova vicepresidente del parco, leghista, e di porto tolle, magari proprio il braccio destro di Gibin. Ormai questa Lega Nord rappresenta tutto tranne che il partito del territorio: è solamente il partito degli affari, delle lobbies e delle poltrone.

mercoledì 22 settembre 2010

ZAIA annuncia nuovi tagli agli ospedali - Ma intanto crescono i trasferimenti ai privati

Ci risiamo. Si è insediata da poco, eppure la Giunta Zaia sta già iniziando a pieno ritmo a far danni. O meglio, continua il lavoro fatto fin qui dalla Giunta Galan. È di oggi l’annuncio del nuovo piano sanitario sociosanitario che la Regione sta predisponendo. Il succo è semplice: meno ricoveri e meno posti letto! Come se finora se ne fossero tagliati pochi! Ne sanno qualcosa gli ospedali di Adria, Rovigo e, ancor più di Trecenta. Chi invece, di tagli ne ha visti pochi o nessuno, sono le solite strutture private, ma su questo tornerò poi.

Ecco i numeri del nuovo piano: portare i posti letto da 4,5 per mille abitanti a 3,8 (-15,6%) e i ricoveri da 160 per mille abitanti a 130/140 (circa il 20% in meno). Non solo, ma siccome si anticipa che i tagli saranno meno pesanti per le eccellenze di Verona (patria di Tosi e di tanti imprenditori privati della sanità) e per Padova, i tagli graveranno principalmente sulle province periferiche, tra cui il solito Polesine (che peraltro ha una popolazione mediamente più anziana). Per cui, cari concittadini, vedete di ammalarvi di meno o, se proprio volete ammalarvi, fatevi curare privatamente!

Il motivo è semplice: la spesa sanitaria in Veneto aumenta del 4% circa ogni anno, mentre i trasferimenti statali solo del 2%. Ben lungi dal criticare i colleghi che stanno a Roma ladrona, Zaia dichiara che “i tagli si faranno”. Altro che “paroni a casa nostra”!

Ma i “paroni” in Veneto ci sono eccome! Sono i signorotti della sanità privata. Per loro la crisi non è mai arrivata e ho l’impressione che anche questa nuova ondata di tagli lascerà inalterati i bilanci di certe strutture private. Perché se la spesa sanitaria in Veneto aumenta vertiginosamente, non è mica perché aumentino i servizi nelle strutture pubbliche, anzi, sappiamo tutti come sono messe. Invece balza agli occhi l’aumento vertiginoso e continuo delle spese per i privati negli ultimi 10 anni, più che quadruplicate! Pochi giorni fa una statistica mostrava come la nostra provincia sia quella con il maggior aumento di imprese private in campo sanitario: +16.2% in un anno. Tante grazie, con entrate certe e in continuo aumento, lo farei anch’io l’imprenditore della sanità!

Se questo non bastasse, solo nell’ultimo anno sono uscite nuove questioni che avrebbero dovuto suscitare un vero e proprio moto di sdegno nell’opinione pubblica:

- nella sua relazione sull’ULSS 18, il direttore generale Marcolongo dichiara che si potrebbero risparmiare 14 milioni di euro l’anno di trasferimenti ai privati facendo svolgere le stesse prestazioni alle strutture pubbliche esistenti;

- la Corte dei Conti dispone il sequestro di una parte della Casa di Cura privata di S. Maria Maddalena, indagata per truffa ai danni della Regione per 3 milioni di euro;

- l’Agenzia delle Entrate scopre un’evasione fiscale di circa 700.000 euro da parte di uno dei più importanti imprenditori sanitari della nostra provincia attraverso un giro di fatture false.

Non è che, anziché tagliare i posti letto e i ricoveri si dovrebbe vedere di ridurre gli sprechi in questo settore?

E non è che questo non avviene perché le campagne elettorali costano e certi “sponsor” aiutano a pagarle?

Ecco alcuni dubbi su cui potremmo tutti riflettere per aiutarci a far passare i mesi in attesa di una visita o di un ricovero.

domenica 29 agosto 2010

ROVIGO, la provincia da punire...


Un’anomalia, ecco come siamo visti noi dal resto del Veneto. L’unica provicnia amministrata dal centrosinistra e con capoluogo anch’esso in mano ai sinistroidi. Insomma diamo fastidio…
Ed è a questo punto che nasce la strategia del centrodestra veneto,; quella di punire i barbari rodigini…
Come mettere in piedi tale strategia? Ovvio, basta dirottare nella nostra provincia tutte le infrastrutture, se così si possono chiamare, che dalle altre parti creerebbero un grosso malcontento…
“Tanto li non abbiamo voti da perdere” pensano gli amministratori leghisti e del PdL, “quelli son rossi” dicono.
E così, periodicamente, con cadenza sempre più frequente, giungono progetti volti a deturpare la vivibilità della nostra provincia…
Vuoi le discariche di Pincara e Canda, vuoi il rigassificatore di Poro Levante, la centrale a carbone di Polesine Camerini e i progetti di trivellazione del territorio per un futuro progetto di estrazione metano….e chissefrega poi se il polesine subirà la terza alluvione della sua storia…
Ultima in ordine di data arriva poi la genialata: il CIE (centro di idenificazione ed espulsione di immigrati) nella ex base militare di Zelo…
Progetto che originariamente doveva sorgere a Verona, ma che Tosi e Zaia han guardato bene di affibiare a Rovigo….Ottimo…
Infondo Rovigo è la provincia con meno immigrazione delle altre, quindi logico e astuto pensare di farlo qui il CIE.
I CIE altro non sono ch dei campi di concentramento in cui gli immigrati vengono stoccati come fossero merce in attesa che la spada di Damocle decida sul loro futuro…Capita sempre più spesso infatti che in questi centri, viste le penose condizioni di vita condannate anche dalla Chiesa, sorgano delle rivolte e i “detenuti” evadano in piccoli gruppi.
Rovigo non è come Verona o Treviso, noi non siamo razzisti, gli immigrati hanno un buon tasso di inserimento nella società civile, perché Zaia e Tosi dovrebbero rompere un buon equilibrio creatosi grazie alla tradizionale ospitalità polesana?
Invece di affibiarci il loro CIE, dovrebbero imparare da noi le regole di civile convivenza, invece il razzismo padano dei vari Gentilini e Tosi ha fatto si che dalle loro parti gli immigrati subiscano sempre più atteggiamenti razziali.
Diciamo quindi un forte e convinto NO al CIE di Zelo, e diciamo alla gente che è ora di svegliarsi: i neo paladini-della-politica come Contiero-Corazzari-Gibin ecc sono solo degli equilibristi politici,; voglio vederli ora a difendere il progetto di Zelo…voluto dal loro ministro dell’interno in accordo con il presidente leghista del Veneto Zaia…proprio loro che usavano il motto “paroni a casa nostra”…mi sa che a casa nostra il padrone sia Zaia…altrochè Roma ladrona…
Non è forse meglio il motto della Federazione della Sinistra?
ITALIANI, VENETI, POLESANI, NON DI CERTO SERVI PADANI…!

mercoledì 21 luglio 2010

LA POLTRONITE ACUTA DELLA LEGA NORD

Qualche giorno fa sui quotidiani locali è apparso un comunicato stampa congiunto di tre esponenti della Lega Nord rodigina: il segretario Contiero, il consigliere regionale Corazzari ed il consigliere provinciale Gibin.

Il trio di briscola chiedeva a gran voce lo stop all’iter di approvazione del piano del Parco del Delta del Po, previsto per il 6 agosto.

Tale richiesta è stata giustificata dagli omini verdi col fatto che ad ottobre scade il mandato per i quattro componenti di nomina regionale in seno all’ente, e quindi il partito di Bossi spera ovviamente che Zaia rimpiazzi gli uomini PdL con esponenti padani oltre alla naturale sostituzione del consigliere leghista Falconi, dimessosi in occasione delle elezioni regionali.

Sempre secondo i firmatari del comunicato stampa, è opportuno tener presente che Porto Tolle è il comune più esteso del parco e quindi occorre che la lega perori le cause del comune bassopolesano.

Infine accusavano il presidente Gennari (sindaco di Porto Viro in quota PdL) di aver dato un’accelerazione improvvisa all’iter di approvazione del Parco senza rispettare i voleri degli esponenti leghisti.



Forse è bene smantellare questo teorema partendo dall’ultima affermazione: forse non tutti sanno che il Parco del Delta del Po è gestito dalla regione Veneto, di cui mi risulta la lega abbia la presidenza; è stato fondato nel 1997 ed in tutti questi anni se il carroccio era contrario all’istituzione dell’ente non mi sembra l’abbia fato notare all’ex governatore Galan, né gli ha mai fatto mancare la maggioranza.

Fra le norme che regolano il Parco, vi è inserito il comma che invita l’ente ad approvare celermente un “piano”, in cui (facendola breve) vengono stabiliti i confini naturali in cui l’ente ha giurisdizione. Bene, mi sembra che siano passati 13 anni, durante i quali i comuni del territorio del parco hanno apportato le modifiche che ritenevano necessarie alle bozze che via via venivano prodotte, fino a creare quest’ultima come espressione di un compromesso fra le varie amministrazioni. Purtroppo l’ultima bozza ha ridimensionato ulteriormente i confini dell’ente, relegandolo sostanzialmente al territorio corrispondente al corso del fiume Po. Probabilmente le lobbies dei cacciatori, di qualche magnate dell’agricoltura e dei colossi energetici insediati in polesine sono riuscite ad entrare nel consiglio e ad ottenere via via sempre più restringimenti al territorio del Parco. E’ piuttosto sconcertante perciò sentir parlare di accelerazione improvvisa considerato poi che l’ente Parco Emilia Romagna è già dotato di tale piano.



Logico quindi trovare Assurdo, sciocco e sconcertante il comportamento della Lega soprattutto sulla lamentela per l’esclusione dall’iter di approvazione del piano del Parco.
Vorrei ricordare che in consiglio risiedono l’assessore Tasso di Taglio di Po, e il vice-sindaco di Adria D’Angelo che mi risultano essere esponenti del Carroccio. Per non parlare di Stefano Falconi, nominato dal comune di Rosolina e dimessosi come anticipato prima. Bando quindi alle ciance, se non si sentono rappresentati da Tasso e D’Angelo è un problema interno al partito di Bossi, e non si può di certo bloccare l’ente in attesa della sostituzione di Falconi, dopotutto non gli ha ordinato il medico di rassegnare le dimissioni.


Gibin poi scrive in merito all’annosa questione di Porto Tolle, sostenendo che è giusto tenere presenti le posizioni di questo vasto comune in seno al consiglio. Anche qui però è bene che Gibin rammenti che l’amministrazione comunale di Porto Tolle di cui egli stesso fa parte ha nominato l’assessore Mantovani ed il consigliere Fecchio per perorare le proprie cause all’interno dell’ente. Mi sembra poco rispettoso nei confronti dei suoi colleghi di maggioranza erigersi a “messia” senza il quale il piano del Parco non può essere approvato. O forse punta a eliminare l’articolo 30 in modo da dare conseguentemente il via alla centrale a carbone dell’Enel, di cui Gibin è tutt’oggi dipendente?

Va ricordato poi che la presidente della Provincia Tiziana Virgili ha voluto nominare Angelo Motta come suo portavoce nell’ente, proprio per dare voce al basso polesine, portando così a 3 il numero di consiglieri portotollesi.

Spero che a questo giro di boa la Lega Nord debba accontentarsi di stare alla finestra, almeno fino a quando Zaia ripristinerà il dominio leghista alle spese di qualche consigliere Pdl...
Di chi si tratterà mai?



giovedì 3 giugno 2010

YESH GVUL: C'E' UN LIMITE.


Non ci sono neppure le parole, per CONDANNARE come merita UNO STATO CHE DECIDE a sangue freddo, per di più in acque internazionali, DI MASSACRARE UN CONVOGLIO UMANITARIO.

La Federazione della Sinistra CONDANNA LE ASSURDE POSIZIONI DI ALCUNI GIORNALI ITALIANI ED ESPONENTI DEL GOVERNO. Riteniamo inaccetabili affermazioni quali:

particolarmente grato al governo israeliano per la collaborazione offerta”

Franco Frattini – Ministro degli Esteri

o

“Israele ha fatto bene a sparare”

Il Giornale – 1/06/2010

o ancora

“Possiamo discutere sulla reazione israeliana ma pensare che tutto avvenisse senza una reazione di una qualche natura era una dilettantesca interpretazione di chi ha provocato questa vicenda(ndr Ovvero i Pacifisti".

Alfredo Mantica - Sottosegretario agli Esteri

La Federazione della Sinistra promuove e partecipa alle iniziative di lutto e di protesta che le organizzazioni pacifiste stanno organizzando in queste ore in tutta Italia e piange le vittime di questa ennesima barbarie.

“Yesh Gvul”: “C'é un limite”. E’ il nome di uno dei più antichi movimenti pacifisti israeliani. Lo Stato di Israele ha da tempo deciso di oltrepassarne tanti limiti, quelli imposti dalle leggi internazionali, dettati dalla morale, dall'etica e dall'umanità.

Ancora una volta, come abbiamo sempre fatto di fronte alla occupazione, all’assedio di Gaza, alla distruzione delle case, alle chiusure delle scuole, alla costruzione degli insediamenti, alle incarcerazioni dei minori, chiediamo alla politica nazionale, all’Europa, alle istituzioni internazionali di fare il proprio dovere e di imporre il rispetto del diritto e della legalità anche ad Israele.

venerdì 28 maggio 2010

Resoconto dal Consiglio dell'Ente Parco

Lunedì 17 maggio si è riunito, nella sede di Ariano Polesine, il Consiglio del Parco appositamente per affrontare i 3 ordini del giorno presentati a inizio febbraio da Angelo Motta rappresentante della Provincia in Consiglio oltre che esponente della Federazione della Sinistra.

Dopo una breve discussione atta a distribuire tra i membri del Conisglio, le deleghe su temi specifici (rapporti Ente Parco-scuole, Ente Parco e Regione, caccia, pesca, ecc.) si è passato all'analisi dei 3 o.d.g..
Il primo riguardava la problematica situazione delle spiagge di Porto Tolle, che come quelle di Rosolina sono soggette annualmente all'erosione da parte del mare. Suggeriva di istituire una commissione permanente per analizzare e far fronte al problema. I rappresentanti del comune di Porto Tolle e della Regione si sono opposti argomentando come il problema in questi ultimi mesi sia stato superato grazie al finanziamento di 800.000 euro da parte della Regione (500.000 per Spiaggia delle conchiglie, 100.000 per Boccasette e Barricata, 100.000 per la ricostruzione delle dune e altri 100.000 per la difesa idraulica in inverno). Nonostante ciò come ha ricordato anche il sindaco di Rosolina, si sente sempre più la mancanza di un intervento organico e durevole per tutto il litorale da Rosolina a Porto Tolle. L'o.d.g. è stato dunque ritirato, ma il Consiglio ha preso l'impegno di riprendere ed affrontare l'argomento nel comitato della settimana successiva.
Subito dopo è stata la volta dell'o.d.g. mirante a dichiarare il Territorio del Parco denuclearizzato. Sul tema si sono pronunciati quasi tutti i consiglieri. Il rappresentante del comune di Adria, D'Angelo, si è dichiarato contrario al nucleare, mentre alcuni che hanno reputato meno impattante il nucleare del carbone arrivando ad affermare che l'art. 30 della legge del Parco non vieta, secondo loro, l'utilizzo del nucleare. La quasi totalità ha quindi optato per l'astensione accampando alcuni argomenti che tuttavia sembravano più delle scuse per non prendere la decisione: dal fatto di non avere una competenza tecnica adeguata per decidere, alla complessità del tema per cui è necessaria una consultazione con i cittadini. Il propositore dell'o.d.g. Angelo Motta ha quindi ribattutto affermando che il Consiglio del Parco si è più volte pronunciato contro l'utilizzo del carbone, perchè non farlo anche con il nucleare? Ha continuato spiegando che se per ogni decisione si dovesse passare per i consigli degli enti locali facenti parti del Territorio del Parco, l'attività del Consiglio verrebbe paralizzata, e in ogni caso nei quasi quattro mesi dal deposito dell'o.d.g. vi era tutto il tempo per affrontare la questione all'interno dei singoli comuni. Dopo alcuni concitati momenti nei quali alcuni rappresentanti dei comuni tra cui Loreo e Porto Tolle, sono usciti dalla sala per far mancare il numero legale in vista del voto, si è andati avanti nella discussione, e si è deciso di rinviare la votazione al prossimo Consiglio.
Angelo Motta ha quindi illustrato il terzo ed ultimo o.d.g. contenente la proposta che l'Ente Parco si dichiari contrario alle coltivazioni di OGM sia a livello nazionale che sul territorio del parco. Per il rappresentante dela Regione le colture ogm possono convivere con quelle tradizionali, mentre fortemente contrario agli organismi geneticamente modificati si è detto il rappresentante del comune di Taglio di Po che li reputa dannosi in quanto, in base ad alcuni studi, possono causare mutazioni genetiche e per il fatto che sono in grado di contaminare le coltivazioni tradizionali circostanti. Il rappresentante del comune di Loreo ha risposto che gli ogm non causano alcun danno. Quindi si è aperto un dibattito che ha visto tutti i consiglieri pronunciarsi a favore dei prodotti locali e della loro valorizzazione con il marchio IGP. Mengoli, sindaco di Rosolina, ha spiegato come sia contrario all'imposizione di divieti, gli ogm devono essere sconfitti secondo lui grazie alla promozione di una cultura libera da ogm grazie anche all'introduzione di un marchio del Parco.
Chillemi si è distinto in primis nel mettere in guardia da alcuni rischi che possono derivare sia dall'inserimento di specie non autoctone nel nostro habitat, che dal facile riconoscimento dei marchi che devono al contrario essere sottoposti a disciplina e controlli costanti. Ha affermato infine che il nostro patrimonio di tipicità rappresenta un vantaggio competitivo. Si è detto però dubbioso che l'Ente Parco abbia il potere di imporre divieti all'interno dei Territori del Parco.
Il Consiglio alla fine ha deciso di affrontare il tema delle colture e quindi anche degli OGM in una Conferenza apposita, e Mengoli ha offerto il Centro Congressi di Rosolina.
Da osservatore posso dire che sono rimasto molto deluso dalla qualità e dal contenuto del dibattito. Pochi sono stati gli interventi volti a tutelare realmente il benessere del Parco e di chi ci vive. I rappresentanti dei comuni hanno fatto di tutto per cercare di non adottare alcuna posizione chiara anche su temi forti ed importanti per il Parco del Delta come nucleare ed OGM. Questa sorta di immobilismo politico ha sempre penalizzato il nostro territorio e finirà per portarci via gran parte della grande ricchezza collettiva che possiamo vantare, il nostro bellissimo e generoso ambiente naturale. Mi permetto di dire che i decisori politici assumono un ruolo, ovvero quello di prendere le decisioni: giuste o sbagliate che siano. Nel Consiglio ho potuto saggiare invece la volontà di evitare le responsabilità da parte della quasi totalità dei partecipanti. Infine sulla questione delle spiagge posso dire che la frettolosità con cui i rappresentanti di Regione e del comune di Porto Tolle hanno cercato di archiviare la questione mi è parsa un po' sospetta. Non vorrei che i soldi di noi contribuenti che la Regione deve erogare quasi ogni anno per la predisposizione di interventi di rimpascimento delle spiagge finiscano nelle tasce di qualche impresa di "fiducia" e si eviti per questo di cercare di risolvere definitivamente il problema. La proposta di una Commissione che tenesse d'occhio la situazione era ciò che serviva. Vorrei poi dire due parole sull'ottimo operato del nostro compagno Angelo, che ha presentato tre o.d.g. importanti, e si è battuto con coraggio nel Consiglio, smascherando così le ipocrisie e gli affarismi di molti amministratori locali che poco hanno a cuore il nostro territorio.

sabato 22 maggio 2010

RIPRENDIAMOCI L'ACQUA

Venersì 21 maggio ho avuto il piacere di partecipare all'incontro pubblico con Riccardo Petrella, economista politico di fama internazionale e fondatore del Comitato Mondiale dell'Acqua.
Nel corso del suo intelligente e vivace internveno Petrella ha esposto le tappe che ci hanno condotto oggi a dover lottare per la riconquista di beni pubblici fondamentali come l'acqua, che rischiano di cadere in mano a multinazionali senza scrupoli.
Lo smantellamento del welfare state a cui stiamo assistendo ormai da quasi due decenni riposa in ultima istanza nella voracità del capitalismo che ha rialzato la testa e si è detto pronto a riprendendersi le conquiste sociali ottenute dalle lotte dei nostri padri. Dopo aver messo le mani su importanti settori della nostra società come l'educazione e la sanità, si è concentrato sull'acqua, un bene che nel futuro promette di divenire sempre più raro e prezioso e quindi remunerativo dal suo punto di vista. Per giustificare la sua ascesa il capitale gioca col significato delle parole: l'acqua è un bene pubblico? ma certo! però le tubazioni no! L'acqua è un diritto? Sicuramente, però ha un costo. Non tutti possono permettersela? Facciamogliela pagare un po' meno, però ha sempre un costo.
Tutto ciò rende i suoi usufruitori dei meri consumatori. Nella società capitalista-consumista tutto ha un costo, non esiste il diritto. La logica dell'arricchimento personale ha prevalso da tempo su quella della ricchezza collettiva. Infrastruttute essenziali come gli acquedotti, le tubazioni ecc. vogliono farli passare come dei costi, ma in realtà rappresentano la nostra ricchezza comune. Questa distorta logica, come ha ricordato Petrella, sembra aver aperto un'ampia breccia anche nel PD che durante l'ultimo governo Prodi spingeva con Bersani e Lanzillotta per l'affidamento a dei gestori privati di ogni servizio pubblico locale.
Ma, come diceva Petrella, è mai possibile che un cittadino si debba sentire in collera perchè attraverso la fiscalità pubblica viene gestito l'erogazione del servizio idrico e al contrario gli va più che bene che i carri-armati vengano costruiti con i soldi pubblici? La fiscalità ha una funzione fondamentale, quella di redistribuire il reddito, se essa viene ridotta al minimo significherà che aumenteranno le disuguaglianze.
Purtroppo viviamo in un tale stato di condizionamento che difficilmente filtrano all'opinione pubblica notizie importanti: per esempio penso che pochi sappiano che l'Italia è proprietaria di gran parte dell'acqua del Cile. Si perchè dovete sapere che la Costituzione cilena annovera l'acqua tra i beni che possono esser privatizzati. Il 92% dell'acqua cilena (laghi, fiumi, ecc.) è privata, e l'82% di questa è controllata da Endesa che è a sua volta di proprietà Enel, di cui lo Stato italiano possiede il 33% delle azioni.
Di fronte agli interrogazioni del Parlamento Europeo, la Commissione Europea non ha esitato a dichiarare che considera l'acqua un mero bene economico, leggermente diverso dagli altri ma pur sempre un bene economico.
Questo bene secondo la vigente legge italiana deve rendere almeno il 7% di profitto, percentuale questa che rispecchia la media dei guadagni privati in tutti gli altri settori.
Petrella ha concluso il suo intervento dichiarando che la battaglia sull'acqua bene pubblico è solo il primo passo per la riconquista di quello che è stato tolto alla società in termini di ricchezza collettiva. Dobbiamo riconquistare la sanità, l'educazione e la finanza pubblica. E' incredibile pensare che con tutte le banche operanti sul nostro territorio, in questo periodo di crisi economica quasi nessuna di loro eroghi il servizio per le quali sono nate: il credito. E' essenziale nazionalizzare gli istituti finanziari per affrontare la crisi.
La sfida dell'acqua sarà il banco di prova ove forgiare una risposta politica e culturale alla mercificazione di tutto l'esistente portata avanti dal capitale. La straordinaria partecipazione vista finora davanti ai banchetti per la raccolta firme è un indice di come la popolazione italiana possideda ancora gli anticorpi per reagire. Dobbiamo però spendere le nostre forze per supportare la battaglia referendaria, dalla raccolta delle firme fino al momento decisivo del pronunciamento vero e proprio. Impegnamoci dunque tutti a tenere alta l'attenzione su questo importante tema! Buon lavoro a tutti!

lunedì 3 maggio 2010

Lacrime e Sangue per la Grecia

Ci siamo appena lasciati alle spalle il primo maggio, la festa dei lavoratori. Per i lavoratori italiani di questi tempi non c'è molto da festeggiare visto la perdita di posti di lavoro e la miriade di aziende in crisi.
Ma ancora peggio se la passano i lavoratori greci, che si trovano sotto la graticola dei diktat di una comunità internazionale che con spregiudicato cinismo l'ha prima di tutto condotta sull'orlo del baratro e poi l'ha spinta giù favorendo la speculazione. E' vero che i conti pubblici greci sono stati falsati per anni (il debito veniva occultato posticipando il suo rimborso nel futuro attraverso sofisticate operazioni finanziarie), ma non bisogna dimenticare che ciò è stato possibile solo grazie alla deregulation portata dal vento neo-liberista e alla consulenza delle banche americane, le quali sembra che abbiano aiutato a truccare i conti anche di altri Paesi europei, tra i quali il nostro. Per di più ciò è accaduto col beneplacido delle istituzioni economiche e finanziarie europee, le quali nonostante sospettassero la reale situazione dei bilanci statali greci non sono assolutamente intervenute con dei controlli e nemmeno con richieste di chiarimento.
Ora alla Grecia viene accordato un prestito, ma questo non è fondato sulla solidarietà, esso si basa bensì sull'egoismo derivante dalla paura delle elites economiche che un possibile default greco possa provocare un effetto domino coinvolgendo diversi Stati europei tra cui l'Irlanda, il Portogallo, la Spagna e l'Italia, affondando così anche la moneta unica.
La Germania in queste settimane ha giocato un ruolo fondamentale nel massacro greco, infatti solo per ragioni elettorali ha ritardato il più possibile il suo via libera agli aiuti lasciano la Grecia in balia degli speculatori. La stessa Germania è stata in prima linea nel chiedere che i lavoratori greci versino lacrime e sangue per concedere gli aiuti, proprio quando solo pochi anni fa la stessa Germania aveva imposto l'allentamento dei parametri di Maastricht proprio perchè li aveva sforati.
A fronte dei 110 miliardi di euro in 3 anni di prestito (elargito da FMI con una quota di 30 miliardi e dall'UE con 80) le condizioni imposte alla culla della filosofia occidentale si traddurranno principalmente in un taglio, per i lavoratori della pubblica amministrazione, di pensioni e stipendi, l'incremento dell'età pensionabile, l'aumento del 10% del prezzo di carburanti, sigarette ed alcolici e di un incremento dell'IVA di 2 punti percentuali (dal 21 al 23%).
Il tutto suona un po' come una beffa in quanto a fronte dei circa 15 miliardi di euro di evasione fiscale, i lavoratori pubblici sono proprio coloro che non possono materialmente evadere le imposte.
E' alquanto improbabile che attraverso simili tagli la Grecia sia in grado di rilanciare l'economia e di ripagare tra qualche anno i prestiti (ad un tasso del 5%), anzi probabilmente la compressione dei consumi che ne deriverà strozzerà ogni possibile crescita economica. La Grecia dovrebbe crescere di almeno il 3% per riuscire a ripagare gli interessi. C'è il rischio quindi che con una tale politica il default venga soltanto "rimandato" di qualche anno.
Di fronte alla crisi greca ed alla crisi capitalista più in generale l'Europa non può continuare su questa strada fatta di egoismi nazionali (soprattutto da parte degli Stati di maggior peso economico). Occorre invece un'Unione Europea politicamente forte, screva da individualismi e da particolarismi, che sappia nuovamente progettare un futuro a medio-lungo termine salvaguardando le grandi conquiste in campo sociale, che piano piano stanno andando perse, e imponendo la primazia dell'economia reale su quella finanziaria.
Di fronte a questo i comunisti di tutta europa non possono restare inerti, devono invece lavorare insieme, uniti da una visione internazionalista e solidarista: solo l'unione dei lavoratori ci può portare ad un nuovo modello di sviluppo evitando la guerra tra poveri.

Lavoratori di tutta Europa Unitevi!

domenica 25 aprile 2010

TARIFFE RETROATTIVE: LA SENTENZA NON CANCELLA L’INGIUSTIZIA

Feltrin: “Restituire i soldi aumentando le agevolazioni”

La recente sentenza del Consiglio di Stato sulla vicenda delle tariffe retroattive dell’acqua potabile rappresenta senz’altro un elemento di forte delusione non solo per chi aveva presentato il ricorso, ma per tutti i polesani.
Polesine Servizi canta vittoria, perché non dovrà restituire 3,2 milioni prelevati indebitamente dai cittadini del Polesine, ma il segnale che emerge complessivamente è tutt’altro che positivo. Per un semplice vizio di forma, infatti, migliaia di famiglie e di aziende si vedono negata la restituzione di quanto pagato sulla base di una delibera illegittima nella sostanza.
Perché deve essere chiaro che il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza del TAR per un mero vizio di forma: un ritardo sui termini di presentazione del ricorso (e, su questo, penso si dovrebbero rivedere le normative, perché come si può pretendere che i cittadini ricorrano contro una delibera venendone a conoscenza dal BUR o dall’albo pretorio?). Sul merito, insomma, hanno ragione i ricorrenti e chi, come noi, ha sempre sostenuto che non si possono aumentare retroattivamente le tariffe.
Di fronte a questo qual è l’atteggiamento della politica polesana? In buona parte si limita a gongolare per il risultato della sentenza che non la costringerà a trovare altre strane alchimie per recuperare i soldi che avrebbe dovuto restituire agli utenti. Senza contare che la sostanza di questa vicenda parla di un’ingiustizia di fondo nei confronti dei cittadini, che fa seguito a una perdurante cattiva gestione. E il fatto che sia un’azienda pubblica di proprietà dei Comuni a compiere questa ingiustizia non aiuta certo la politica a guadagnare credibilità agli occhi dei cittadini, né contribuisce a favore della gestione pubblica dei servizi locali, già profondamente minacciata da provvedimenti legislativi e da altre questioni locali.
Ecco allora che forse la politica, anziché limitarsi a gongolare, dovrebbe pensare a come restituire comunque ai cittadini almeno una parte del maltolto, oltre che, ovviamente, preoccuparsi in maniera seria e decisa di come recuperare in maniera seria efficienza e qualità del servizio e risolvere quelle questioni che minacciano la gestione pubblica del servizio (liquidando, insomma, l’anomalia SODEA-SAGIDEP).
Lancio allora una proposta, che forse può contribuire a far recuperare un minimo di credibilità e fiducia alla politica: si usino i soldi che avrebbero dovuto essere restituiti ai cittadini per estendere le agevolazioni tariffarie alle famiglie in difficoltà. A fine dello scorso anno, infatti, l’ATO ha deciso di istituire alcune agevolazioni tariffarie, che però, oltre ad essere estremamente limitate come entità (si parla di 20 mc/anno per persona) interessano una fascia molto limitata di cittadini: famiglie numerose o nuclei familiari con un ISEE molto basso. La nostra proposta è quella di estendere tali agevolazioni innalzando il limite ISEE ed aumentarne l’entità, almeno per le categorie più deboli.
Ovviamente questo non servirebbe né a compensare, né a giustificare la scorrettezza fatta tre anni fa, ma almeno si darebbe un aiuto concreto alle famiglie colpite dalla crisi e, forse, la politica tornerebbe ad essere percepita come “utile”.

Lorenzo Feltrin
Segretario provinciale PRC
Portavoce Federazione della Sinistra

lunedì 19 aprile 2010

I 14 MILIONI DI EURO SPRECATI NELLA SANITA’ POLESANA

di Guglielmo Brusco - Assessore Provinciale alla Sanità

Per il Polesine 14 milioni di euro potrebbero servire a:
• 7000 borse lavoro da 2000 euro per far lavorare per 2/3 mesi persone particolarmente disagiate dal punto di vista socio-economico. Un modo per fronteggiare senza assistenzialismo passivo anche le povertà estreme.
oppure
• Migliaia di bonus famiglia per pagare le bollette e per sostegni economici necessari a superare l’attuale crisi economica.
oppure
• Assumere 350 nuovi dipendenti per la sanità pubblica dell’Asl 18. Questo fatto indubbiamente la renderebbe più efficiente e meno dispoendiosa per la gente.
oppure
• Assumere i circa 200 dipendenti che mancano dalla pianta organica dell’Asl 18, più alcune decine di disabili polesani.
ed infine
• Pagare l’integrazioni di retta, al posto dei famigliari, per le persone non autosufficienti ricoverate in casa di riposo (e anche quelle dei malati psichiatrici gravi e gravissimi ricoverati in strutture a media-alta intensità).

Invece decine di milioni di euro, in questi anni, sono servite e servono, secondo quanto affermato dal direttore generale dell’Asl 18 di Rovigo, per acquistare servizi sanitari da cliniche e ambulatori privati, che potrebbero essere erogati grazie alle proprie risorse, dalle strutture pubbliche.
E’ da anni che evidenzio pubblicamente questo problema, ma quasi nessuno ha preso in considerazione le mie tesi. Oggi che queste cose, chissà perché e con anni di ritardo, vengono rese pubbliche anche dal direttore generale dell’Asl 18, Dr. Marcolongo, spero che alcune istituzioni addette al controllo, rispondano a domande come queste:
Tutto questo è avvenuto per incapacità o per scelta? Se è avvenuto per scelta, chi è responsabile di tale programmazione: gli Assessori Regionali alla sanità, la Direzione dell’Asl 18 o altri?
Perché, sapendo di poter risparmiare decine di milioni di euro, nessuno di quelli che potevano farlo ha fermato questo, chiamiamolo eufemisticamente, ingiustificato flusso di denaro pubblico verso gestori privati?
Chi ci ha guadagnato da queste operazioni: solo i gestori privati o anche altri soggetti? Insomma un bel rebus da chiarire per una comunità come quella polesana che con 14 milioni di euro non sprecati potrebbe fare tante cose. E sia ben chiaro che, visto che esistono, non è che chiedo la chiusura delle strutture private utili all’eraogazione di servizi sanitari pubblici. Chiedo però che eroghino servizi che le strutture pubbliche non riescono a dare alla gente. Chiedo ad esempio, che non si cedano al privato servizi come la fisioterapia che potrebbero essere svolti dal gestore pubblico a prezzi molto più convenienti.
Perché alla fine paga la gente con le proprie tasse, con spese per visite private, con costi aggiuntivi per far accudire i propri cari ricoverati in ospedale da persone che suppliscono alla carenza di personale, ecc…
E questo lo dico anche se la maggioranza della gente alla fine, seppur informata, comunque vota proprio i maggiori responsabili di questa situazione (LEGA e PDL) che nel Veneto li penalizzano proprio nel campo della sanità.
Insomma, nonostante tutto, lavoriamo anche per chi, meriterebbe sentirsi dire: “Chi è causa del suo mal, peste lo colga!”

venerdì 16 aprile 2010

Finalmente un Polesine produttivo e contro gli sprechi: AROMABAG



Una volta tanto possiamo dire che finalmente il Polesine è innovativo e crea tendenza!
In un mondo fatto di consumismo sfrenato, di acquisti inutili e inseguimento all’indumento più fashion, da noi si sperimenta l’AromaBag, una borsa prodotta riciclando i sacchetti del caffè.

AromaBag è la storia personale di un sacchetto di caffè. Un giorno, dopo aver donato i suoi chicchi ad una macchina per l’espresso, decise di non gettarsi. Non si sentiva un rifiuto. Voleva continuare a vivere. Nello scaffale del bar dove sostava aspettando di essere svuotato ammirava con occhi lucidi le avventrici portare quegli strani contenitori colorati gelosamente sempre con loro, riempiendoli di mille oggetti. Sotto braccio. E sognava….Non si sentiva esteticamente inferiore a quei bei tessuti o a quel liscio pellame. Era convinto del contrario. Di avere una marcia in più. Così decise. Sarebbe diventato una borsa. Con un inconfondibile aroma di caffè…

La prima AromaBag nasce nella primavera del 2007, ideata da un ragazzo polesano, di ritorno da un viaggio tra la Spagna e il Portogallo. Stava riflettendo su una borsa appena acquistata da un compagno di viaggio nel centro di Salamanca. Una borsa bellissima, resistente e “metropolitana”. Proprio come piacevano a lui. Aveva un difetto solo... costava! Mentre uno studente squattrinato, ovviamente non poteva permettersela. Pochi giorni dopo il rientro in Italia, decise di crearsi una borsa tutta sua, originale e allo stesso tempo ecologica. Una settimana più tardi, mentre prendeva il caffè al Bar dell’Università lo colpì il design del sacchetto del caffè che la barista versava nella macchina per l’espresso. In quel preciso momento Aroma Bag nacque, e pian piano cominciò a svilupparsi, migliorarsi e diffondersi.

Quello di Aroma Bag rimane tuttora un progetto sperimentale, anche se in via di sviluppo; potete già trovare queste borse in alcuni negozi in giro per l’Italia, ma soprattutto potete prenotarvene una direttamente dal giovane produttore.


www.aromabag.it

giovedì 15 aprile 2010

15 APRILE EQUAL PAY DAY ..ovvero borse rosse in tutt’Europa..a nome della parità di retribuzione

Una donna deve lavorare mediamente fino al 15 Aprile dell’ anno successivo per ottenere lo stesso stipendio annuo di un suo collega maschio.
Da questa constatazione, nel 2008 l'associazione BPW-Germany , Business Professional Women, ha introdotto in Europa l'Equal Pay Day , una giornata per ricordare questo divario e come la parità retributiva sia ancora un traguardo piuttosto lontano.
Nel 2009 l'Equal Pay Day dalla Germania è atterrato in tutti i paesi europei il 15 aprile, ecco perché oggi le donne usciranno in strada con qualcosa di rosso: un vestito, una sciarpa, un cappello una borsa,lo stesso colore del loro portafoglio.
Per chiedere che le loro retribuzioni siano uguali a quelle degli uomini, come lo prevede anche in Italia la nostra Costituzione, e vengano rimossi gli ostacoli che fanno la differenza.
Ancora oggi le donne guadagnano il 19% in meno degli uomini - e non perché producono meno sul lavoro, ma perché per lo stesso lavoro sono retribuite meno, perché spesso lavorano a tempo parziale,sono concentrate in occupazioni e posti di lavoro meno valorizzati, perché lavorano in settori con stipendi più bassi, perché lavorano in aziende di dimensioni più piccole, perché le loro opportunità di carriera sono ridotte a causa del capitolo famiglia.
Le donne sono più esposte alle conseguenze negative di tali scelte in materia di retribuzione, di evoluzione della carriera e di diritti al pensionamento; questo fatto comporta anche il rischio di povertà, uno svantaggio per le donne e al contempo uno svantaggio per l'economia.
Gli studi scientifici e i dibattiti sulla giornata mondiale della donna non bastano per cambiare la situazione. Bisogna discutere il tema apertamente in pubblico, sensibilizzare la popolazione sulla tematica delle pari opportunità anche nelle retribuzioni.
Presso la sala consiliare della Provincia di Rovigo si è tenuta una Conferenza, grazie all’iniziativa della commissione provinciale pari opportunità e dell’assessore e del consigliere provinciale alle pari opportunità, che ha avuto come sfondo due temi principali: l’applicazione della “Carta Europea per l’uguaglianza e la parità delle donne e degli uomini nella vita locale” e la situazione del lavoro femminile nella Provincia.

lunedì 12 aprile 2010

Solidarietà ad Emergency

Piena solidarietà ad EMERGENCY e a tutti i medici che vi prestano servizio.

E' in corso un'azione intimidatoria dei confronti della struttura di Gino Strada per minarne l'indipendenza e per far si che non possano più essere documentati i crimini di guerra che ogni giorno si consumano in Afgnaistan.

Tutto ciò non è assolutamente tollerabile.

Il governo Italiano, anzichè limitarsi a scrivere lettere, tratti in prima persona con Karzai ed esiga immediatamente il rilascio dei medici e ritiri le truppe dall'Afganistan.

Bisogna agire, subito!

RU486 (Pillola abortiva): C’è bisogno d’INFORMAZIONE non di PROPAGANDA

Riportiamo un estratto dell’articolo scritto dall’Ass. alle Pari Opportunità del Comune di Rovigo Bruna Giovanna Pineda visto che la stampa locale non ne ha praticamente parlato e vista l’importanza del tema.


Dal 2005 al 2008 sono stati 26 gli ospedali italiani che hanno importato la Ru486. Fino ad oggi è stata somministrata a 4 mila donne. Ma il sistema dell'importazione era scomodo e non poteva rispondere a tutte le richieste. Infatti alcune donne andavano in Francia e in Svizzera per sottoporsi all’interruzione di gravidanza farmacologica.

Prima della legge 194 si stimava avvenissero in Italia 350 mila aborti clandestini l’anno. Quando nel ‘78 venne varata, il legislatore s’era posto due obiettivi: abbattere il ricorso all’aborto clandestino ed evitare che l’interruzione volontaria di gravidanza (ivg) divenisse un sistema di controllo delle nascite. Secondo i dati presentati ogni anno dai ministri della Salute, dal 1982 ad oggi, il numero di aborti si è ridotto del 43%, quelli clandestini del 94% e l’ivg non è mai divenuta un sistema di controllo delle nascite. Grazie alla 194 ed agli sforzi dei consultori per diffondere le conoscenze sui contraccettivi, gli aborti si sono dimezzati. Dal 1978 ad oggi si sono evitati 3 milioni e 300 mila aborti e le donne non ne muoiono più.

Gli aborti legali in Italia sono stati 121.406 nel 2008, il 4,1% in meno rispetto al 2007 con 126.562 casi e il 48,3% in meno rispetto al 1982, anno in cui si verificò il dato più alto (234.801 casi); questo è segno che la legge 194 funziona.

La situazione in Veneto - Per le donne venete la richiesta di una ivg è comunque un calvario. Secondo i dati del Ministero della Salute, il Veneto è: 1) al secondo posto in Italia per percentuale di ginecologi obiettori, ovvero l’80%); 2) al primo nella graduatoria delle ivg praticate dopo la 12ª settimana, a causa dei tempi di attesa delle strutture preposte; 3) la regione con i tempi di attesa più lunghi tra la richiesta di intervento della donna ed il momento in cui lo ottiene: il 34% delle donne attende più di 3 settimane; 4) tra le regioni con i tempi di ricovero più lunghi per l’intervento; 5) nessuna delle sue numerose strutture private convenzionate pratica ivg; 6) costringe il 13,2% delle residenti a rivolgersi a strutture esterne alla regione. Il tutto si traduce in un aumento di sofferenza per le donne, mentre l’ allungamento dei tempi di ricovero e l’esecuzione di interventi fuori regione determinano un aumento di spesa per la regione stessa.

In Veneto se sfidi la Casta perdi.....


Qualche mese fa il consiglio regionale si è occupato ad approvare la legge finanziaria; legge dalla quale dipendono finanziamenti pubblici e tassazioni per l’intero anno.
Ci troviamo come ben tutti sanno in un momento di profonda crisi economica dove la diffidenza verso il mondo politico ha raggiunto picchi elevatissimi fra la società civile.
In uno scenario così duro, si susseguono da tempo i valzer della Lega Nord e del PdL nell’addossare la colpa a Roma-ladrona, rivendicando un Veneto libero da vincoli statali, con autonomia fiscale e quindi federalismo.

Ma passare dalle parole ai fatti è molto difficile.

Il consigliere Regionale uscente dei Comunisti Italiani – Federazione delle Sinistra, ha portato in consiglio un emendamento alla legge finanziaria per sganciare le indennità dei consiglieri regionali a quelle dei parlamentari di Roma. Con la proposta di Atalmi, si impegnava quindi la giunta, ad inizio legislatura ed in modo assai trasparente, a determinare stipendi e indennità.

E’ giusto spiegare che un consigliere veneto oggi riceve circa 9.000 euro mensili a cui si aggiungono le varie indennità ed i rimborsi spese. La proposta del consigliere mirava a diminuire tale indennità a 5000 euro mensili, con le eventuali maggiorazioni per presidente, vicepresidente assessori ecc. “A chi sostiene che la mia proposta fosse pura demagogia”-sostiene Atalmi-“ rispondo che si tratta pur sempre di 5000 euro, che non sono affatto pochi e permettono sia di vivere più che dignitosamente, sia di sostenere i costi legati all’attività politica”. Infine si faceva notare come i pur alti stipendi dei consiglieri non giustificassero certo le faraoniche spese che taluni consiglieri/assessori regionali sostengono per essere rieletti, dimostrando che i costi della politica non sono sempre trasparenti e democratici.

Bene, con PdL e Lega Nord che parlano sempre di costi della politica alti, di Roma ladrona e di Veneto autonomo le premesse erano buonissime. Peccato che in maniera assai compatta il partito di Marangon e della Coppola, e la Lega di Zaia e Contiero abbiano affossato l’emendamento senza nemmeno discuterlo, evidentemente perché non trovavano giustificazioni valide a questo loro assurdo comportamento.

Il progetto è stato affondato con 25 voti contrari, 5 astensioni e solo 13 voti favorevoli.

Abbiamo quindi capito che la politica della Lega Nord è solo ed esclusivamente pura demagogia: per ogni evento è pronta a trovare un capro espiatorio al di fuori della padania, siano extracomunitari, “terroni” o politici di Roma; tuttavia quando ha la possibilità concreta di differenziarsi dal resto del Paese si mimetizza nalla casta e nei suoi privilegi.
Ci chiediamo infine se l'assessore Coppola, occupaai a presenziare a qualsiasi attività pur di pubblicizzare la sua rielezione, farà menzione di quanto è accaduto e ci spiegherà, essendo essa stessa consigliera regionale, come mai abbia affondato la diminuzione dei costi della Casta Padana...
Perché noi sinceramente non ce ne capacitiamo….

VATICANO SpA


Riporto dal libro Vaticano spa, una breve cronologia di alcuni fatti successi qualche anno fa:

1958: Il governo italiano di Leone introduce la tassazione sui dividendi della Chiesa, Papa Paolo VI dispone il trasferimento dei capitali all'estero affidandoli ad un vescovo ed un laico, rispettivamente mons. Marcinkus e Michele Sindona, banchiere che recicla il denaro di cosa nostra;

1960/69: Crescita smisurata di Sindona che compra molte banche tra cui quella svizzera Finbank, già di proprietà vaticana. Sempre negli stessi anni si affilia alla loggia massonica P2;

1971: Mons. marcinkus (americano) diventa segretario della banca vaticana, celebre la sua frase "Si può vivere in questo mondo senza preoccuparsi del denaro? La Chiesa non si dirige con l'Avemaria";

1971: Sindona presenta a Marcinkus un altro banchiere: Roberto Calvi del Banco Ambrosiano. nel frattempo Sindona compra la banca statunitense Franklin le cui partecipazioni finiscono nelle casse del banco Ambrosiano (di Calvi);

1974: il referendum sancisce il divorzio mentre la chiesa aveva finanziato la campagna contro il divorzio;

1974: la Franklin bank è in perdita così come la Banca Privata italiana (prima banca di Sindona) che viene messa in liquidazione dall'avvocato Ambrosoli; Sindona si rifugia all'estero;

1975: Negli usa lo scandalo watergate fa saltare le protezioni a Sindona. Il posto di Sindona in vaticano viene preso da Calvi (banco ambrosiano) che prende le distanze da Sindona;

1978: Sindona non ci sta e parla: ispezione della Banca d'italia al Banco Ambrosiano. Muore Paolo VI protettore del trio Calvi-Marcinkus-Sindona;

1978: Viene eletto Albino Luciano (Giovanni Paolo I) che aveva già avuto dissapori con Marcinkus e Calvi quando col banco Ambrosiano avevano comprato la Banca cattolica del veneto senza interpellare la diocesi;

1978: il giornalista della P2 Mino Pecorelli pubblica un elenco di 21 esponenti vaticani della p2 tra cui Marcinkus, l'allora segretario di stato Villlor ecc. Papa Luciani in un'intervista dichiara di voler far piazza pulita; il giorno dopo viene trovato morto a letto, l'autopsia parlerà di infarto;

1978: Viene eletto Karol Wojtyla che assicura a Marcinkus la continuità della sua azione presso lo IOR (Istituto opere religiose);

1979: per Sindona però la situazione è irreversibile, organizza l'omicidio di Ambrosoli, liquidatore della Banca Privata Italiana (di sua propietà);