mercoledì 16 febbraio 2011

L'ORDA E GLI OMINI VERDI

Mi sono deciso a scrivere questo articolo per tre ordini di motivi: il primo risiede nel terremoto istituzionale che sta attraversando parte del Nord-Africa e del Medio Oriente, il secondo nell’atteggiamento del nostro governo nei confronti dei nuovi flussi di migranti e in terzo luogo nei persistenti luoghi comuni che affollano le menti degli italiani e anche di molti polesani in merito ai processi migratori.


Dobbiamo ancora comprendere l’enorme portata del mutamento che sta avvenendo in Tunisia ed Egitto e che sta coinvolgendo molti altri Paesi della sponda Sud del Mediterraneo. I regimi oppressivi e liberticidi che hanno governato questi Paesi negli ultimi decenni sono travolti da processi di democratizzazione e modernizzazione che testimoniano una grande e giusta aspirazione all’autodeterminazione. Ogni popolo possiede infatti il diritto ad autodeterminarsi, ma ciò non è stato possibile fino ad oggi per quei Paesi del Nord Africa che hanno visto il dominio di regimi autoritari che si sono insediati ed autoriprodotti nella complicità dell’Occidente. Proprio quell’Europa che sull’altare della propria “sicurezza” ha sacrificato i diritti umani fondamentali di quelle popolazioni. Per fermare l’ondata migratoria prodotta dalla diseguale divisione internazionale del lavoro e della distribuzione del reddito non ci si è fatti scrupoli a sovvenzionare e a firmare patti “di collaborazione” per fare in modo che i migranti fossero fermati in tutti i modi (dai campi di prigionia alle motovedette pronte a mitragliare i barconi carichi di persone).

E qui arriviamo al secondo punto, il ministro dell’Interno Roberto Maroni parla di “esodo biblico” e preannuncia l’arrivo di 80.000 nord-africani, tanto per ridestare l’attenzione del suo elettorato ancora shockato per l’affossamento del federalismo municipale. Il ministro mistifica la realtà, in quanto la maggior parte delle migliaia di tunisini che si stanno dirigendo verso l’Europa in questi giorni cercano di ricongiungersi con le loro famiglie residenti soprattutto in Francia. Invece di svolgere la funzione di Ministro dell’Interno che gli compete, ovvero quella di destinare le risorse umane e materiali necessarie per fornire la prima assistenza ai migranti, Maroni cosa fa? Getta la popolazione italiana nel panico, la fa sentire assediata da “un’orda” (come intitola il quotidiano della Lega, la Padania) di barbari pronta ad invaderci e a derubarci. Ha preferito lasciare migliaia di persone dormire all’addiaccio piuttosto che aprire le strutture del CIE, ultimate pochi anni fa e costate milioni di euro, che avrebbero potuto dare ospitalità a più di 800 persone. In seguito il ministro cosa fa? Si mette a sbraitare puntando il dito contro l’Unione Europea che ci avrebbe a suo dire abbandonati. Ma la pochezza intellettuale ed umana del Ministro viene subito a galla quando l’UE risponde che all’offerta di aiuti il governo italiano ha risposto picche. Ecco rivelata l’altra tattica dello stratega della Lega, farci sentire abbandonati da quell’Unione Europea ancora troppo morbida nei confronti dei migranti.

La situazione odierna rivela la strategia fallimentare del governo italiano e più in generale dell’Europa che si ostina a guardare i flussi migratori unicamente in chiave securitaria (con l’Agenzia FRONTEX, il « cordone sanitario » si è progressivamente sviluppato lungo le coste occidentali dell’Africa, nel Canale di Sicilia, tra Malta e Lampedusa, nel Canale d’Otranto, nel mare Egeo, e ai confini terrestri orientali dell’Ue, facendo aumentare il numero dei morti alle frontiere : le ONG stimano - a partire dai soli dati raccolri dalla stampa - che il numero delle vittime della « guerra ai migranti » condotta in Europa negli ultimi vent’anni si aggiri intorno a 15.000) e non fa pressoché nulla per cercare di capirne le cause ed agire su di esse. Basti pensare che fra due o tre decenni al massimo i rifugiati ambientali che premeranno alle porte dell’Europa si conteranno in decine di milioni per via delle conseguenze dei cambiamenti climatici e per trovare i responsabili dovremo solo guardarci allo specchio. Se vogliamo affrontare seriamente la questione delle migrazioni non si può fare a meno di mettersi nell’ordine delle idee di porre fine alle speculazioni finanziarie (basti pensare ai danni provocati dalle speculazioni finanziarie sui prodotti alimentari che hanno affamato milioni di persone la scorsa estate) e alle sperequazioni e di procedere immediatamente con un nuovo modello di sviluppo.

Infine volevo sollevare la questione della xenofobia ovvero della paura del diverso, come sappiamo anticamente i romani indicavano tutti i popoli stranieri con il termine generico di barbari. I barbari erano per i romani coloro che non erano in grado di parlare agevolmente la loro lingua e quindi “balbettavano” agli occhi dei romani. Oggi purtroppo un po’ come allora l’etnocentrismo la fa da padrone e non vi è la curiosità di entrare in relazione e di iniziare a conoscere culture diverse. Mi torna in mente una frase che ho sentito pochi giorni addietro che suonava più o meno così “Con quello che è capitato in Egitto vedrete quanti immigrati arriveranno e ci porteranno via il lavoro”. Questo è un pensiero ricorrente nelle menti di molti italiani sia di destra che di sinistra. E’ impressionante notare come la loro memoria sia di così breve durata. Solo pochi decenni fa decine di migliaia di Veneti sono migrati in cerca di fortuna in Piemonte per lavorare nella FIAT o nell’indotto, e quanti Veneti agli inizi del novecento sono migrati verso l’America Meridionale, in Argentina o in Brasile? Perché ora vogliono negare agli altri il diritto a migrare di cui hanno usufruito i loro bisnonni, i loro nonni o addirittura i loro stessi genitori?

E’ ben tenere presente che a terra che calpestiamo non porta inciso il nostro nome, è un bene comune di tutta l’umanità e ad ogni essere umano spetta il diritto a poter migrare, come ci ricorda la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo all’articolo 13 che così recita:

1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.

2. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.

(posto qui il link http://unipd-centrodirittiumani.it/it/schede/Articolo-13-Terra-casa-comune/17 all’interessante commento di questo fondamentale diritto espresso dal prof. Antonio Papisca, Cattedra UNESCO "Diritti umani, democrazia e pace" presso il Centro interdipartimentale sui diritti della persona e dei popoli dell'Università di Padova)

Anche la Costituzione Italiana contiene un riferimento ai processi migratori, si tratta precisamente dell’art. 10 che così recita “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.”

E poi siamo così certi che ci portino via il lavoro? Dagli studi effettuati dagli esperti dell’UNDP (consiglio a tutti di scaricare da questo link http://www.onuitalia.it/notizie-ottobre-2009/306-lundp-ha-pubblicato-il-rapporto-sullo-sviuppo-umano-2009 il rapporto del 2009 del UNDP, di leggerlo e di divulgarlo) risulta che non vi siano particolari impatti negativi sull’economia o sul mercato del lavoro di un Paese destinatario di flussi migratori, anzi i benefici che se ne ricavano sono molti dalla varietà sociale alle innovazioni. Quello a cui ci vogliano portare la Lega e i partiti di destra è ad una guerra dei poveri per distogliere l’attenzione sui reali problemi che affliggono la nostra economia.

In conclusione credo che un partito che si dichiara essere di sinistra non può fare marcia indietro su questi temi solo per fini meramente elettorali. Non si può in nessun modo commettere il fatale errore di uniformarsi al pensiero maggioritario, ma al contrario abbiamo il dovere di aprire le menti dei nostri concittadini su queste tematiche e non dobbiamo far mancare la solidarietà a chi giunge da noi a costo di durissimi sacrifici per iniziare una vita onesta in Italia.

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