domenica 16 gennaio 2011

Vertici ENEL condannati!

L’importante e coraggiosa sentenza pronunciata martedì 11 gennaio dai cinque giudici che compongono la terza sezione penale della Cassazione ha fatto piena luce e ha messo la parola fine ad un procedimento penale foriero di colpi di scena.


Gli imputati: Paolo Scaroni, Franco Totò (ex amministratori delegati dell’ENEL), Renato Busatto e Carlo Zanatta (ex direttori della centrale termoelettrica di Polesine Camerini) si erano difatti visti condannati in primo grado dalla sentenza del Tribunale di Adria - risalente al 30 marzo 2006 - a pene che andavano da un massimo di 7 mesi di reclusione per Scaroni ad un minimo di 260 euro di multa per Busatto per aver commesso i reati di emissioni moleste, danneggiamenti e violazione della normativa sull’inquinamento atmosferico.

Nel processo di secondo grado alla Corte d’Appello di Venezia le cose erano andate diversamente e la sentenza che ne risultò (12 marzo 2009) assolse Paolo Scaroni e Franco Totò.

La sentenza di terzo grado ribalta nuovamente le cose e conferma pienamente l’impianto accusatorio della sentenza del tribunale di Adria. Purtroppo come sappiamo bene i potenti quasi mai pagano il loro debito con la giustizia, difatti nel frattempo è intervenuta la prescrizione. Ciononostante i 4 imputati sono tenuti al risarcimento del danno dei reati da loro commessi, il quale dovrà essere quantificato dalla sezione civile della Corte d’Appello di Venezia. Rimane curioso il fatto che nella lista delle parti civili che saranno risarcite vi siano degli assenti importanti.

Mentre figurano infatti Giorgio Crepaldi, Francesco e Davide Balasso di Polesine Camerini, il Comitato cittadini liberi di Porto Tolle, Wwf, Italia Nostra e Legambiente, unitamente agli enti d’oltre Po (Regione Emilia Romagna, Provincia di Ferrara, Comuni di Mesola e Goro, Ente Delta del Po Emilia Romagna) si nota la mancanza delle parti civili istituzionali polesane (ben più coinvolte di quelle dell’Emilia Romagna). E’ curioso come abbiano preferito firmare un protocollo d’intesa con Enel e ritirarsi dal procedimento. Comportamento questo che si può spiegare in due modi: o nella poca fiducia nella giustizia oppure in qualche ipotetico e riprovevole conflitto d’interessi.

In ogni caso bisogna sottolineare di nuovo l’importanza di questa sentenza con la quale la responsabilità per la condotta illegittima non viene addebitata solamente alle ultime ruote del carro, ma vengono chiamati in causa con forza i vertici dell’ENEL.

Chissà se ora che non hanno più la sicurezza di farla sempre franca, gli attuali vertici vogliano proseguire sulla strada inquinante e miope della riconversione della centrale di Polesine Camerini a carbone. Quando il futuro e l’ambiente ci chiedono di dismettere simili mostruosità ed avviare una produzione diffusa dell’energia a livello domestico con impianti sicuri e non inquinanti oltreché puntare sul risparmio energetico. Gli eventi estremi che stanno colpendo il pianeta con alluvioni un po’ ovunque (non dimentichiamo quella che ha colpito il Veneto solo poco tempo fa) sono le conseguenze del nostro sciagurato modello di vita. Il 2010 si è confermato l’anno più caldo e la responsabile risulta essere in primis l’anidride carbonica. Se anche l’ENEL dovesse sfuggire alla condanna della giustizia, noi poi riusciremo a sfuggire alla condanna della natura? Su tutti noi grava il dovere di dire no all’inquinamento e di cambiare i nostri stili di vita.

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