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E' partita in tutto il Paese la
raccolta firme per promuovere i 4 referendum depositati dalla Federazione della
Sinistra e che mirano nel loro insieme a scardinare la controriforma del lavoro,
portata a compimento dal governo Monti, e a togliere alcuni privilegi di cui
godono i nostri parlamentari.
E' bene ricordare quali
spiacevoli effetti ha prodotto la "controriforma" del mercato del
lavoro targata Elsa Fornero & Mario Monti. In primis ha prodotto il
cosìdetto fenomeno degli "esodati" ovverosia di coloro che si trovano
improvvisamente nella spiacevolissima situazione di non avere né un lavoro e
nemmeno i requisiti per accedere alla pensione. Si tratta di tutti quei
lavoratori che circa un anno fa avevano maturato i requisiti per poter andare
in pensione ed avevano preso accordi con l'azienda o per la quale lavoravano
per fissare la data di fuoriuscita dal lavoro attivo. Ma con l'incredibile
innalzamento dell'età pensionabile (fissato a 67 anni per uomini e donne), questi
ultimi si trovano di fronte un periodo di circa 5-6 anni durante il quale non
possono tornare al vecchio posto di lavoro in quanto l'azienda ha già
provveduto a sostituirli (e inoltre non ha alcun interesse a riprendere un
lavoratore "anziano") e non possono ricevere la pensione. Si
ritrovano così senza alcun reddito. Il governo aveva cercato di far fronte a
questa situazione stanziando un fondo preposto a fornire un reddito a circa 65.000
esodati. Tuttavia i così tanto blasonati tecnici devono aver commesso un
grossolano errore, causato probabilmente dall'ansia di voler accontentare i
diktat della Germania, del Fondo Monetario Internazionale e dei mercati
finanziari, giacché gli esodati effettivi si assestano nell'ordine di 2-300.000
unità in base ai calcoli dei sindacati e della stessa INPS.
Altra spiacevole conseguenza
della controriforma delle pensioni si concretizza nel blocco del turnover dei
lavoratori, cosicché mentre i padri restano al lavoro per un lustro in più del
dovuto, i figli restano disoccupati e a carico dei genitori. E' facile notare
che così facendo si vanno a perdere professionalità ed energie fresche portate
dalle nuove generazioni formate nelle università e negli istituti tecnici, i
quali, quando sono fortunati trovano un lavoro precario e quasi sempre malpagato.
Passiamo ora a vedere più da
vicino un altro degli pilastri su cui poggia l'attacco ai diritti dei
lavoratori perpetrato dall'attuale governo, e ricordiamo votato in parlamento
dai maggiori partiti che lo sostengono ovvero PD e PDL. Monti ha realizzato
quello che Berlusconi non era riuscito a compiere nel 2003, ovvero la riforma
dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori (legge 300 del20 maggio 1970). L'art. 18. lo ricordiamo, prevede
tutela il lavoratore dal licenziamento "senza giusta causa" cioè nei
casi in cui il datore di lavoro licenzia il dipendente in modo illegittimo, in
particolare: nel caso di licenziamenti disciplinari (mancanza di giustificato
motivo soggettivo), di licenziamenti economici (mancanza di giustificato motivo
oggettivo) o perché perpetrato con finalità discriminatorie. Spetta poi al
giudice del lavoro decidere in merito alla legittimità o meno del licenziamento
e stabilire il reintegro per il lavoratore illegittimamente licenziato.
L'articolo 18, non offre
tuttavia una protezione per tutti i lavoratori, ma solo per quelli impiegati:
- nelle unità produttive con più
di 15 dipendenti (5 se agricole);
- nelle unità produttive con meno
di 15 dipendenti (5 se agricole) se l'azienda occupa nello stesso comune
più di 15 dipendenti (5 se agricola);
- nelle aziende con più di 60
dipendenti.
La tutela offerta dal nuovo
art.18, così come emerso dall'accordo tra governo, PD e PDL, risulta gravemente
depotenziata. Innanzitutto è previsto il reintegro solamente nel caso di
licenziamento discriminatorio, e lascio a voi la riflessione sulla difficoltà
nel dimostrare la natura discriminatoria del licenziamento (l'onere della prova
ricade sul lavoratore). Negli altri due casi per l'azienda scatta l'obbligo del
reintegro solo nei caso più gravi (manifesta evidenza), e prevede in linea di
massima il pagamento di un indennizzo quantificato in 12 mensilità. Al
lavoratore diventa quindi non conveniente fare ricorso al giudice del lavoro in
quanto anche se la sentenza si dimostrasse a lui favorevole non avrebbe che 12
mensilità come risarcimento e a queste andrebbero dedotti i redditi percepiti
dal lavoratore nell'attesa della sentenza.
Infine, con il terzo
provvedimento varato dal governo Monti (fortemente pressato da Marchionne e da Confindustria)
ha sancito il forte depotenziamento dei Contratti Collettivi Nazionali del
Lavoro. I CCNL sono dei veri e propri
contratti firmati tra datori di lavoro e rappresentati dei lavoratori che
stabiliscono degli standard di riferimento minimi per un determinato settore
produttivo. Essi provvedono a stabilire una serie di condizioni, dai minimi
salariali, ai trattamenti di anzianità, dalla disciplina dell'orario, alle
qualifiche e mansioni fino alla stabilità del rapporto di lavoro, ecc. Ebbene
il governo conferisce alla aziende il potere di derogare alle condizioni
stabilite dai CCNL per mezzo di Contratti Aziendali. Ciò fa subito scattare un
campanello d'allarme dato che è facile immaginare come, in una realtà
produttiva dove il sindacato è debole oppure si vende al padrone, è facile per
l'azienda sfruttare ancor di più i propri lavoratori, stabilendo ad esempio
turni massacranti, riduzione delle pause, aumento dei ritmi produttivi ecc.
Ebbene la Federazione della
Sinistra ha deciso di dare battaglia a questo esecutivo di stampo fortemente
neoliberista, nel modo più democratico possibile! Ovverosia dando la
possibilità ai lavoratori di potersi esprimere e decidere direttamente
attraverso 4 referendum su questioni che toccano le loro vite così pesantemente.
Ha così deciso di presentare, insieme a
IDV e SEL, due quesiti che prevedono l'abrogazione delle modifiche riguardanti
l'art.18 e l'eliminazione della diaria dei parlamentari.
Inoltre la FDS non si ferma qui,
in quanto a questi due referendum "comuni" con altri due partiti, ne
ha depositati in Cassazione altri due che riguardano per l'appunto
l'abrogazione della mostruosa controriforma delle pensioni ed il ripristino
dell'inderogabilità del CCNL.
Da parte nostra, in qualità di militanti,
ci impegneremo al massimo per far sì che venga fornita a tutti la possibilità
di dare il proprio contributo attraverso una firma affinché il referendum possa
essere effettivamente celebrato (ricordiamo che occorrono 500.000 firme,
700.000 per andare sul sicuro, uno sforzo non da poco quindi). Incoraggiati dal
grande entusiasmo vissuto nella campagna di raccolta delle firme per il
referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento, dove i compagni hanno
fornito un contributo fondamentale, siamo sicuri di poter centrare l'obiettivo
prefissato. Il tempo per la raccolta delle firme è limitato, entro fine
dicembre debbono essere depositate in Cassazione, per questa ragione è bene che
tutti siano a conoscenza del fatto che i moduli necessari verranno depositati
in ogni Comune perché possano essere firmati.
Ai cittadini, di ogni
orientamento politico, chiediamo di aiutarci (e aiutare quindi loro stessi, i loro amici e familiari) con il massimo
impegno in questa battaglia di civiltà, per proteggere i diritti dei lavoratori
sempre più calpestati e per invertire la rotta rispetto alle sciagurate
decisioni del presente esecutivo.