mercoledì 31 ottobre 2012

Verona-Rovigo: una molotov su Porto Tolle e sul Delta


Il lancio di una Molotov: questo è l’effetto sul comune di porto Tolle causato dal riordino delle provincie annunciato dal ministro Patroni Griffi.
E pensare che questo governo di professori dovrebbe contraddistinguersi per intelligenza e buon senso. Mentre anche un bambino delle elementari, messo di fronte alla cartina politica del Veneto avrebbe capito che è un’assurdità il passaggio del Polesine in provincia di Verona. E a farne le spese, come al solito, è il delta ed in particolare il comune di Porto Tolle. 
Usano la scusa di un ipotetico risoarmio ma non è così perche almeno un consiglio provinciale rimarrà, gli assessore rimarranno e aumenteranno i loro rimborsi chilometrici per la maggior distanza che dovranno affrontare; invece per i cittadini ci saranno maggiori costi e così di nuovo il carico dello stato ricadrà sulle spalle dei piccoli contribuenti.
Un cittadino di Scardovari o di Pila dista già 75 km da Rovigo, attuale capoluogo di provincia, ma col nuovo riordino si ritrova separato da quasi il doppio dei chilometri (140) da Verona. L’assurdità è che la città scaligera è la seconda città del Veneto in ordine di lontananza; l’estremo Delta è più vicino a Venezia, Padova, Treviso e persino Vicenza! Già che c’erano potevano farci andare sotto Belluno!
E’ scandaloso e scioccante dover percorrere tali distanze per recarsi in Camera di Commercio, Prefettura, Corte dei Conti e chissà in quanti altri uffici periferici dello Stato.
Ma non è finita qui: Porto Tolle vive di pesca, il consorzio raggruppa 1400 pescatori, ed oggi i diritti esclusivi di pesca spettano alla provincia. Che ne sarà quindi di una storica esperienza nel governare un processo economico-produttivo di queste dimensioni. Che ne devono sapere a Verona di pesca se non hanno nemmeno il mare! E non è finita qui, l’Ente Parco del Delta del Po sarebbe nella Provincia Scaligera che mai si è occupata di una zona umida come la nostra, di bonifica del territorio umido; a Verona non c’è nemmeno il Po!!!
L’unica soluzione praticabile nell’immediato è bloccare questo iter in attesa che la Corte Costituzionale si esprima sul ricorso presentato da tutte le province italiane e sul quale molti costituzionalisti sono pronti a scommettere essendo il riordino delle province materia per legge Costituzionale e non di decreto del governo. Per bloccare il riordino occorre indire subito un referendum per far decidere i polesani se diventare Veronesi o passare in Emilia Romagna. In questo modo se la corte costituzionale ci darà ragione rimarremmo rodigini, altrimenti sarà il Polesine a decidere, non di certo il ministro Patroni Griffi.
Bisogna che in polesine tutti corrano alla stessa velocità, basta pensare a chi preferisce Venezia e chi Padova, indiciamo subito un referendum consultivo e blocchiamo l’iter del decreto. Poi si vedrà. Chiediamo al sindaco che assieme ad altri comuni diventi protagonista di un’iniziativa in questo senso, bastano sei comuni per indire il referendum e rispedire il decreto al mittente.
Chiudiamo con un piccolo campanello di allarme: il primo a ipotizzare riordino delle province fu Licio Gelli, capostipite della loggia P2, vogliamo davvero realizzare il suo progetto?

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