sabato 20 ottobre 2012

REFERENDUM SUL LAVORO...SI PARTE!!!



E' partita in tutto il Paese la raccolta firme per promuovere i 4 referendum depositati dalla Federazione della Sinistra e che mirano nel loro insieme a scardinare la controriforma del lavoro, portata a compimento dal governo Monti, e a togliere alcuni privilegi di cui godono i nostri parlamentari.

E' bene ricordare quali spiacevoli effetti ha prodotto la "controriforma" del mercato del lavoro targata Elsa Fornero & Mario Monti. In primis ha prodotto il cosìdetto fenomeno degli "esodati" ovverosia di coloro che si trovano improvvisamente nella spiacevolissima situazione di non avere né un lavoro e nemmeno i requisiti per accedere alla pensione. Si tratta di tutti quei lavoratori che circa un anno fa avevano maturato i requisiti per poter andare in pensione ed avevano preso accordi con l'azienda o per la quale lavoravano per fissare la data di fuoriuscita dal lavoro attivo. Ma con l'incredibile innalzamento dell'età pensionabile (fissato a 67 anni per uomini e donne), questi ultimi si trovano di fronte un periodo di circa 5-6 anni durante il quale non possono tornare al vecchio posto di lavoro in quanto l'azienda ha già provveduto a sostituirli (e inoltre non ha alcun interesse a riprendere un lavoratore "anziano") e non possono ricevere la pensione. Si ritrovano così senza alcun reddito. Il governo aveva cercato di far fronte a questa situazione stanziando un fondo preposto a fornire un reddito a circa 65.000 esodati. Tuttavia i così tanto blasonati tecnici devono aver commesso un grossolano errore, causato probabilmente dall'ansia di voler accontentare i diktat della Germania, del Fondo Monetario Internazionale e dei mercati finanziari, giacché gli esodati effettivi si assestano nell'ordine di 2-300.000 unità in base ai calcoli dei sindacati e della stessa INPS. 

Altra spiacevole conseguenza della controriforma delle pensioni si concretizza nel blocco del turnover dei lavoratori, cosicché mentre i padri restano al lavoro per un lustro in più del dovuto, i figli restano disoccupati e a carico dei genitori. E' facile notare che così facendo si vanno a perdere professionalità ed energie fresche portate dalle nuove generazioni formate nelle università e negli istituti tecnici, i quali, quando sono fortunati trovano un lavoro precario e quasi sempre malpagato.
Passiamo ora a vedere più da vicino un altro degli pilastri su cui poggia l'attacco ai diritti dei lavoratori perpetrato dall'attuale governo, e ricordiamo votato in parlamento dai maggiori partiti che lo sostengono ovvero PD e PDL. Monti ha realizzato quello che Berlusconi non era riuscito a compiere nel 2003, ovvero la riforma dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori (legge 300 del20 maggio  1970). L'art. 18. lo ricordiamo, prevede tutela il lavoratore dal licenziamento "senza giusta causa" cioè nei casi in cui il datore di lavoro licenzia il dipendente in modo illegittimo, in particolare: nel caso di licenziamenti disciplinari (mancanza di giustificato motivo soggettivo), di licenziamenti economici (mancanza di giustificato motivo oggettivo) o perché perpetrato con finalità discriminatorie. Spetta poi al giudice del lavoro decidere in merito alla legittimità o meno del licenziamento e stabilire il reintegro per il lavoratore illegittimamente licenziato.

 L'articolo 18, non offre tuttavia una protezione per tutti i lavoratori, ma solo per quelli impiegati:
  • nelle unità produttive con più di 15 dipendenti (5 se agricole);
  • nelle unità produttive con meno di 15 dipendenti (5 se agricole) se l'azienda occupa nello stesso comune più di 15 dipendenti (5 se agricola);
  • nelle aziende con più di 60 dipendenti.

La tutela offerta dal nuovo art.18, così come emerso dall'accordo tra governo, PD e PDL, risulta gravemente depotenziata. Innanzitutto è previsto il reintegro solamente nel caso di licenziamento discriminatorio, e lascio a voi la riflessione sulla difficoltà nel dimostrare la natura discriminatoria del licenziamento (l'onere della prova ricade sul lavoratore). Negli altri due casi per l'azienda scatta l'obbligo del reintegro solo nei caso più gravi (manifesta evidenza), e prevede in linea di massima il pagamento di un indennizzo quantificato in 12 mensilità. Al lavoratore diventa quindi non conveniente fare ricorso al giudice del lavoro in quanto anche se la sentenza si dimostrasse a lui favorevole non avrebbe che 12 mensilità come risarcimento e a queste andrebbero dedotti i redditi percepiti dal lavoratore nell'attesa della sentenza.

Infine, con il terzo provvedimento varato dal governo Monti (fortemente pressato da Marchionne e da Confindustria) ha sancito il forte depotenziamento dei Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro.  I CCNL sono dei veri e propri contratti firmati tra datori di lavoro e rappresentati dei lavoratori che stabiliscono degli standard di riferimento minimi per un determinato settore produttivo. Essi provvedono a stabilire una serie di condizioni, dai minimi salariali, ai trattamenti di anzianità, dalla disciplina dell'orario, alle qualifiche e mansioni fino alla stabilità del rapporto di lavoro, ecc. Ebbene il governo conferisce alla aziende il potere di derogare alle condizioni stabilite dai CCNL per mezzo di Contratti Aziendali. Ciò fa subito scattare un campanello d'allarme dato che è facile immaginare come, in una realtà produttiva dove il sindacato è debole oppure si vende al padrone, è facile per l'azienda sfruttare ancor di più i propri lavoratori, stabilendo ad esempio turni massacranti, riduzione delle pause, aumento dei ritmi produttivi ecc.

Ebbene la Federazione della Sinistra ha deciso di dare battaglia a questo esecutivo di stampo fortemente neoliberista, nel modo più democratico possibile! Ovverosia dando la possibilità ai lavoratori di potersi esprimere e decidere direttamente attraverso 4 referendum su questioni che toccano le loro vite così pesantemente.  Ha così deciso di presentare, insieme a IDV e SEL, due quesiti che prevedono l'abrogazione delle modifiche riguardanti l'art.18 e l'eliminazione della diaria dei parlamentari.
Inoltre la FDS non si ferma qui, in quanto a questi due referendum "comuni" con altri due partiti, ne ha depositati in Cassazione altri due che riguardano per l'appunto l'abrogazione della mostruosa controriforma delle pensioni ed il ripristino dell'inderogabilità del CCNL.

Da parte nostra, in qualità di militanti, ci impegneremo al massimo per far sì che venga fornita a tutti la possibilità di dare il proprio contributo attraverso una firma affinché il referendum possa essere effettivamente celebrato (ricordiamo che occorrono 500.000 firme, 700.000 per andare sul sicuro, uno sforzo non da poco quindi). Incoraggiati dal grande entusiasmo vissuto nella campagna di raccolta delle firme per il referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento, dove i compagni hanno fornito un contributo fondamentale, siamo sicuri di poter centrare l'obiettivo prefissato. Il tempo per la raccolta delle firme è limitato, entro fine dicembre debbono essere depositate in Cassazione, per questa ragione è bene che tutti siano a conoscenza del fatto che i moduli necessari verranno depositati in ogni Comune perché possano essere firmati.
Ai cittadini, di ogni orientamento politico, chiediamo di aiutarci (e aiutare quindi loro stessi,  i loro amici e familiari) con il massimo impegno in questa battaglia di civiltà, per proteggere i diritti dei lavoratori sempre più calpestati e per invertire la rotta rispetto alle sciagurate decisioni del presente esecutivo.

1 commento:

  1. Ottimo articolo, ma due piccole imprecisioni:
    - norma sulla possibilità di deroga ai CCNL è stata introdotta dal governo Berlusconi, non Monti
    - anche il referendum per sostenere l'abrogazione di questa norma (articolo 8) è sostenuto da tutte le forze che sostengono quello sull'art.18 (FDS, IDV, SEL, ALBA, Verdi, FIOM, ANPI, ecc.); siamo invece "soli" sul referendum sulle pensioni.
    Lorenzo

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