mercoledì 31 ottobre 2012

Accorpamento Province: antidemocratico, anticostituzionale e INUTILE


Che l'operazione mediatica "Province" del governo sia assolutamente antidemocratica, inutile e anticostituzionale credo sia evidente a tutti. Antidemocratica, perché si è deciso di far sì che i nuovi Consigli Provinciali non siano più eletti dai cittadini, ma dai Sindaci, espropriando così sovranità al popolo e riducendo gli strumenti di controllo popolare, il ché farà sì, peraltro, che le nuove megaprovince, più grandi e non più elette, divengano dei mega-carrozzoni clientelari dove la spesa e la corruzione aumenteranno a dismisura. E non a caso il primo a proporre l'eliminazione delle Province fu un certo Licio Gelli, gran maestro della loggia P2, nel suo piano di rinascita democratica. Inutile, o meglio dannosa, perché i pochi risparmi che si otterranno non solo si sarebbero potuti ottenere in misura maggiore e più semplice con una legge che riduca le indennità delle Giunte e rivedendo le funzioni delle Province (che, a mio avviso, potrebbero tranquillamente assorbire le funzioni svolte da una miriade di enti di secondo grado), ma gli stessi saranno vanificati in gran parte dagli enormi costi che una simile riorganizzazione (che di fatto interessa tutte le province italiane) comporta. Anticostituzionale, perché la nostra Costituzione dice esplicitamente che le modifiche dei territori proviniciali possono essere promossi solo dalle province locali o dai Comuni, previa consultazione della popolazione. Tutti passaggi il governo dei banchieri ha bellamente scavalcato decidendo da Roma l'accorpamento di territori e servizi che nella realtà non saranno affatto semplici.
Venendo a Rovigo la scelta dell'accorpamento a Verona è probabilmente quanto di peggio si potesse fare. Il Polesine così si disperde in un'area molto vasta e popolosa di cui la nostra provincia sarà poco più di una colonia in cui ridurre i servizi e delocalizzare le attività inquinanti. Senza alcun peso politico, senza alcuna prospettiva di avere investimenti su un territorio che, anche elettoralmente, rappresenterà meno di 250.000 persone su una mega-area di oltre 1.200.000. Che fare a questo punto? La speranza è che la Corte Costituzionale fermi quest'abominio in punta di legalità. Ma i banchieri, si sa, fanno bene i loro conti. Ed hanno calendarizzato i tempi in modo che la sentenza della Corte potrebbe arrivare a babbo morto. A questo punto che la migliore via da praticare per i polesani sia quella seguita da Piacenza: una proposta di referendum per cambiare Regione. Non solo questo bloccherebbe l'accorpamento, ma anche qualora questo andasse avanti credo, per tutta una serie di motivi evidenti, che per il Polesine sia più logico e vantaggioso un accorpamento con Ferrara che con Verona o anche fosse Padova. In ogni caso, almeno, col referendum saranno i polesani a decidere se preferiranno morire ferraresi o veronesi. Un ultimo barlume di democrazia prima che i banchieri ce la tolgano del tutto per giocarsela in Borsa.

Lorenzo Feltrin
portavoce provinciale Federazione della Sinistra

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