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Il primo appuntamento è alle 05.30 nel parcheggio dell’Aliper di Taglio di Po dove il primo bus raccoglie manifestanti di Porto Tolle, Taglio di Po e Porto Viro; si prosegue poi con tappe Adria, Rovigo e Occhiobello (per tutto l’alto Polesine). Il clima è sereno, ed una volta immessi in autostrada il primo pensiero degli organizzatori è di racimolare abbastanza soldi per coprire le spese necessarie a pagare i due bus (3700 euro totali). sono finiti i tempi in cui la presenza in Parlamento permetteva di organizzare bus facendo pagare al max 10 euro come quota partecipazione…
Ora tutti a nanna aspettando di risvegliarci al parcheggio di Ponte Mammolo, tra qualche sosta negli Autogrill già stracolmi di manifestanti e qualche difficoltà nel cambio marcia per gli autisti del bus reperito nel trevigiano.
Le facce sono sorridenti, le bandiere più numerose sono quelle della FIOM, dei COBAS e della Federazione della Sinistra, pressoché nulla la presenza di vessilli delle altre forze politiche. Molti striscioni del comitato 15 ottobre, gli organizzatori della manifestazione; in apertura la scritta “People of Europe Rise Up” la stessa frase esposta mesi fa sul Partenone di Atene da parte del Partito Comunista Greco.
I polesani si tuffano nella folla, chi con lo striscione della rete polesana dei comitati no carbone e no nucleare, chi con bandiera FdS o FIOM, chi con vessilli del Che e chi senza nulla, mischiandosi alle migliaia di ragazzi, famiglie e anziani presenti a Roma.
La prima avvisaglia che qualcosa non stava funzionando nel verso giusto sono 2 auto incendiate e le vetrine infante di una banca. I manifestanti formano un cordone umano facendo deviare il corteo e aspettando che finalmente, dopo che l’incendio si stava propagando i pompieri venissero a domare le fiamme. Da notare che a circa
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La scena è di guerra, i black block si raggruppano e corrono alla volta delle forze dell’ordine con sanpietrini e transenne abbattendo uno dei loro mezzi, mentre la polizia continua cacciarli verso la folla che non sa più dove scappare. I gazebi ormai vuoti coi volontari bagnati fradici e coi conati di vomito dovuti ai lacrimogeni, e i pacifici Indignados disorientati da tutta quell’acqua e quei lacrimogeni che fioccavano dall’alto verso tutti indistintamente.
La massa dopo aver tentato inutilmente di frapporsi tra polizia e black block con le mani alzate decide di scappare, l’obiettivo dei militari (ai quali tutti i politici hanno espresso massima solidarietà) è di cacciare via tutti, non importa dove, non importa chi, e non importa nemmeno che sia stata loro la scelta scellerata di spingere i black block nel bel mezzo della piazza.
La fuga non è semplice perché un’intera piazza cerca di uscire mentre nello stesso tempo il corteo, che essendo stato deviato non è a conoscenza di nulla, cerca di entrare in San Giovanni. Piedi pestati, qualche anziano in carrozzina bloccato e gente contro gente…una vera e propria macelleria.
Finalmente riusciamo a lasciarci alle spalle la piazza cercando una metro per raggiungere il bus; quella del Colosseo è chiusa, cerchiamo di raggiungere i Fori Imperiali ma veniamo caricati anche li dai carabinieri noncuranti che i manifestanti avevano appena consegnato loro 3 incappucciati. Di lacrimogeni e idranti ce n’è per tutti, anche per quelli che hanno appena fatto arrestare i black block.
Nell’aria si respira qualcosa di strano, “qui ci scappa il morto” dicono molti di noi vedendo le camionette entrare a grandissima velocità nelle strade senza preoccuparsi di investire qualcuno dei neri o qualcuno dei rossi…
Finalmente troviamo una metro aperta e ce ne andiamo verso la tranquillità di Rebibbia alla volta del bus che ci riporta esausti nella nostra terra.
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Questo è cio che noi abbiam vissuto in prima persona, e questo ci porta ad una riflessione: vero che i black block sono dei criminali e che van fermati (il corteo stesso ci ha provato), ma vero anche che le forze dell’ordine erano pressoché nulle mentre questi devastavano auto e banche, quando sarebbe stato facilissimo bloccarli, salvo poi essersi materializzate dal nulla al momento dell’attacco finale quando li han butatti in mezzo alla piazza eh hanno attaccato tutto e tutti indistintamente. Insomma, siccome a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca sempre, sembrerebbe che ieri sia stato permesso che il gruppo devastasse tutto e si “gonfiasse” per poi innescare una guerriglia che disperdesse nel contempo black block e corteo, deviando l’attenzione sugli scontri evitando di parlare del fatto che mezzo milione di persone sfilava a Roma per chiedere al governo di attuare misure diverse contro la crisi mondiale.
Concludo ringraziando i giornalisti del Carlino e della Voce che han deciso di pubblicare sul giornale esattamente quel che ci han sentito dire al telefono da Roma quando ci han chiamati per sentire la verità e quindi scrivere nei loro giornali quello che esattamente è successo raccontato da chi realmente ha vissuto questo esempio di cattiva gestione dell’ordine pubblico.
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