domenica 16 ottobre 2011

100 Polesani fra gli Indignati: ecco com'è andata

Il 15 Ottobre è una data che resterà impressa nella mente di molte persone, ma soprattutto in quelle di un centinaio di Polesani che sono partiti alla volta di Roma per partecipare alla Manifestazione “Siamo indignati, l’Italia non è in vendita” attraverso due bus organizzati dalla FdS e dalla FIOM. Ascoltando TG e annunci dei vari politici, da Gasparri a Vendola, poco si capisce di quel che è successo, forse perché parlano senza conoscere i fatti o perché qualcuno ha scritto loro il copione, non so. Fatto sta che FdS e FIOM presenti in massa al corteo qualcosa di vero e concreto ce l’hanno da dire avendo vissuto i fatti in prima persona.

Il primo appuntamento è alle 05.30 nel parcheggio dell’Aliper di Taglio di Po dove il primo bus raccoglie manifestanti di Porto Tolle, Taglio di Po e Porto Viro; si prosegue poi con tappe Adria, Rovigo e Occhiobello (per tutto l’alto Polesine). Il clima è sereno, ed una volta immessi in autostrada il primo pensiero degli organizzatori è di racimolare abbastanza soldi per coprire le spese necessarie a pagare i due bus (3700 euro totali). sono finiti i tempi in cui la presenza in Parlamento permetteva di organizzare bus facendo pagare al max 10 euro come quota partecipazione…La FIOM aderisce donando ben 500 euro, altrettanti li darà la FdS svuotando gli ultimi rimasugli delle casse di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani….Il resto arriverà dalle tasche dei manifestanti; la quota partecipazione viene fissata a 25€ a cranio, salvo poi decidere di ridurre a 10€ la quota per studenti/disoccupati. Dalla una conta approssimativa i soldi racimolati non servirebbero a coprire le spese perciò al portavoce provinciale della FdS Lorenzo Feltrin spetta un arduo compito: chiedere a chi ne avesse possibilità di integrare la quota di ulteriori 5 euro…Alla fine, una volta spiegate le motivazioni, nessuno nega un ulteriore sforzo economico, e grazie a qualche massiccia una tantum di un paio di partecipanti la questione economica sembra essere risolta.

Ora tutti a nanna aspettando di risvegliarci al parcheggio di Ponte Mammolo, tra qualche sosta negli Autogrill già stracolmi di manifestanti e qualche difficoltà nel cambio marcia per gli autisti del bus reperito nel trevigiano.

All’una i due bus giungono nella capitale e si dirigono alla volta della stazione Termini, di fronte alla quale si trova Piazza della Repubblica già stracolma di gente tanto da costringere il corteo a partire con mezz’ora di anticipo.

Le facce sono sorridenti, le bandiere più numerose sono quelle della FIOM, dei COBAS e della Federazione della Sinistra, pressoché nulla la presenza di vessilli delle altre forze politiche. Molti striscioni del comitato 15 ottobre, gli organizzatori della manifestazione; in apertura la scritta “People of Europe Rise Up” la stessa frase esposta mesi fa sul Partenone di Atene da parte del Partito Comunista Greco.

I polesani si tuffano nella folla, chi con lo striscione della rete polesana dei comitati no carbone e no nucleare, chi con bandiera FdS o FIOM, chi con vessilli del Che e chi senza nulla, mischiandosi alle migliaia di ragazzi, famiglie e anziani presenti a Roma.

Atmosfera gioiosa, carri con la musica, interventi contro la crisi del debito mondiale e l’incapacità dei governanti di farvi fronte (vero motivo della manifestazione), carri che distribuivano l’immancabile nettare degli dei (la birra) e gruppi che intonano Bella Ciao o Bandiera Rossa.

La prima avvisaglia che qualcosa non stava funzionando nel verso giusto sono 2 auto incendiate e le vetrine infante di una banca. I manifestanti formano un cordone umano facendo deviare il corteo e aspettando che finalmente, dopo che l’incendio si stava propagando i pompieri venissero a domare le fiamme. Da notare che a circa 40 metri dall’accaduto 3 camionette della polizia stavano pattugliando l’accesso a non so quale obiettivo sensibile, senza scomodarsi di usare estintori per domare l’incendio che da un’auto si è propagato nell’altra ma soprattutto senza preoccuparsi di deviare il corteo, lasciando che fossero gli stessi manifestanti a farlo.

Nei pressi del Colosseo si incontrano i responsabili di tali atti: un gruppo di 50-60 persone incappucciate, con caschi in testa, dietro un leader con bandiera nera che inneggia contro Berlusconi e a favore del duce Mussolini con frasi simili al motto di FN “boia chi molla è un grido di battaglia”. Qui gli stessi manifestanti cominciano una vera e propria sassaiola verso il gruppo vestito di nero, mentre dalle scalinate dei fori imperiali iniziano le grida di “fuori, fuori, fuori”. Arriva poi in coda il carro dei Cobas che li etichetta come fascisti e li invita a togliersi i caschi ed andarsene. Aspettando che le forze dell’ordine si materializzino per cacciare il gruppo di Black Block il corteo prosegue tra canti e qualche Nastro Azzurro verso l’enorme Piazza San Giovanni dove si attende la coda del corteo che doveva ancora partire da Piazza della Repubblica. Durante l’attesa gazebi de Il Manifesto, Liberazione, Comitato 15 Ottobre, Federazione della Sinistra distribuiscono magliette, bandiere, giornali e gadget. Poco distante si nota una Fiorella Mannoia vestita in casual che passeggia sotto uno striscione inneggiante la conoscenza e la cultura sorretto da palloncini colorati. Il momento è ottimo per fare uno spuntino con qualche panino con crudo o mortadella, mentre a pochi metri si stava per scatenare l’inferno.

All’improvviso ti accorgi che l’intera piazza sta correndo verso di te, un fuggi fuggi generale dato dal fatto che le geniali forze dell’ordine hanno deciso di spingere il gruppo dei black block fermati al Colosseo, fin dentro Piazza S.Giovanni, proprio dove centinaia di migliaia di persone erano tranquille ad attendere la coda del corteo. A questo punto 4 camionette della Polizia ed una dei carabinieri entrano a tutta velocità in piazza e usano i famosi idranti per scacciare tutti indistintamente grazie anche all’uso di numerosi lacrimogeni (scaduti nel 2006).

La scena è di guerra, i black block si raggruppano e corrono alla volta delle forze dell’ordine con sanpietrini e transenne abbattendo uno dei loro mezzi, mentre la polizia continua cacciarli verso la folla che non sa più dove scappare. I gazebi ormai vuoti coi volontari bagnati fradici e coi conati di vomito dovuti ai lacrimogeni, e i pacifici Indignados disorientati da tutta quell’acqua e quei lacrimogeni che fioccavano dall’alto verso tutti indistintamente.

La massa dopo aver tentato inutilmente di frapporsi tra polizia e black block con le mani alzate decide di scappare, l’obiettivo dei militari (ai quali tutti i politici hanno espresso massima solidarietà) è di cacciare via tutti, non importa dove, non importa chi, e non importa nemmeno che sia stata loro la scelta scellerata di spingere i black block nel bel mezzo della piazza.

La fuga non è semplice perché un’intera piazza cerca di uscire mentre nello stesso tempo il corteo, che essendo stato deviato non è a conoscenza di nulla, cerca di entrare in San Giovanni. Piedi pestati, qualche anziano in carrozzina bloccato e gente contro gente…una vera e propria macelleria.

Finalmente riusciamo a lasciarci alle spalle la piazza cercando una metro per raggiungere il bus; quella del Colosseo è chiusa, cerchiamo di raggiungere i Fori Imperiali ma veniamo caricati anche li dai carabinieri noncuranti che i manifestanti avevano appena consegnato loro 3 incappucciati. Di lacrimogeni e idranti ce n’è per tutti, anche per quelli che hanno appena fatto arrestare i black block.

Nell’aria si respira qualcosa di strano, “qui ci scappa il morto” dicono molti di noi vedendo le camionette entrare a grandissima velocità nelle strade senza preoccuparsi di investire qualcuno dei neri o qualcuno dei rossi…

Finalmente troviamo una metro aperta e ce ne andiamo verso la tranquillità di Rebibbia alla volta del bus che ci riporta esausti nella nostra terra.

Questo è cio che noi abbiam vissuto in prima persona, e questo ci porta ad una riflessione: vero che i black block sono dei criminali e che van fermati (il corteo stesso ci ha provato), ma vero anche che le forze dell’ordine erano pressoché nulle mentre questi devastavano auto e banche, quando sarebbe stato facilissimo bloccarli, salvo poi essersi materializzate dal nulla al momento dell’attacco finale quando li han butatti in mezzo alla piazza eh hanno attaccato tutto e tutti indistintamente. Insomma, siccome a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca sempre, sembrerebbe che ieri sia stato permesso che il gruppo devastasse tutto e si “gonfiasse” per poi innescare una guerriglia che disperdesse nel contempo black block e corteo, deviando l’attenzione sugli scontri evitando di parlare del fatto che mezzo milione di persone sfilava a Roma per chiedere al governo di attuare misure diverse contro la crisi mondiale.

Concludo ringraziando i giornalisti del Carlino e della Voce che han deciso di pubblicare sul giornale esattamente quel che ci han sentito dire al telefono da Roma quando ci han chiamati per sentire la verità e quindi scrivere nei loro giornali quello che esattamente è successo raccontato da chi realmente ha vissuto questo esempio di cattiva gestione dell’ordine pubblico.

Nessun commento:

Posta un commento

Commenti